SS. Concezione alle Rampe Brancaccio
Immacolata Concezione sulle Rampe Brancaccio
In occasione dell’epidemia di colera del 1837 il Municipio raccolse all’incirca 200 orfane in un locale abbandonato alle Rampe Brancaccio, sotto la direzione del sacerdote Damiano Materazzi.
Delle donne, alcune morirono, altre furono ospitate presso famiglie, altre ancora vennero ricoverate in altri Istituti, così che delle duecento ragazze iniziali restarono soltanto quaranta, versando nella più completa miseria.
Fu allora che il marchese del Vasto Alfonso d’Avalos, mosso a pietà, propose di mantenere a proprie spese le quaranta orfane elargendo la somma di 1.000 ducati annui, destinati a costituire un fondo che consentisse l’elargizione di doti di 25 ducati per le ricoverate che intendessero sposarsi. Nell’Istituto non ci furono mai oblate; l’unica religiosa presente era la Direttrice.
Nel suo testamento il nobiluomo dispose anche un’ulteriore lascito di 4.000 ducati. L’opposizione degli eredi generò una controversia che costò talmente tanto in termini economici, da costringere l’amministrazione del Ritiro ad alienare parte del patrimonio.
Il 22 settembre 1870 l’Istituto fu costituito come Ente Morale e fu approvato lo Statuto in base al quale si estendeva la possibilità di accoglienza a tutte le orfane napoletane di età non superiore ai 21 anni. Sempre in osservanza delle norme statutarie, si fissava il numero massimo delle ospitate in 40.
L’opera è andata nel tempo esaurendo la sua funzione.
a.v.
Fonti
- Chiarini, Aggiunzioni, Introd, p. 186
Bibliografia
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 239-241.
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 94-96.
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)