Maria Carolina d'Asburgo

La regina mai amata che segnò un Regno

Vienna, 13 agosto 1752– Vienna, 8 settembre 1814

Descritta come donna assetata di potere e capricciosa, per qualcuno anche prostituta e lesbica, Maria Carolina è stata la regina più conosciuta, raccontata, mistificata della storia del Regno di Napoli. Destinata per caso, dopo la morte di due sorelle, a divenire regina di un regno così diverso dal suo, Maria Carolina, giunse nel nuovo Stato appena sedicenne. Nata a Vienna, il 13 agosto 1752, figlia di Maria Teresa d’Austria e di Francesco Stefano di Lorena, la futura regina di Napoli, leggeva e scriveva quattro lingue: tedesco, francese, italiano e spagnolo; leggeva e traduceva il latino. Letteratura, storia, filosofia, etica, diritto, pedagogia, economia, botanica, musica, disegno, canto e danza furono le discipline a cui fu istruita. La musica e la botanica l’appassionarono e, anni dopo, ne diede prova in quel gioiello ineguagliabile che è il Giardino inglese della Reggia. Maria Carolina e Ferdinando si sposarono per procura il 7 aprile 1768. I primi tempi non furono facili. Erano due sconosciuti. «È molto brutto – scrisse qualche giorno dopo il suo arrivo a Napoli a Frau von Lerchenfeld – ma uno si abitua a questa cosa; è per il suo carattere che soffro molto; quello che mi irrita di più è che lui pensa di essere bello e intelligente, e lui non è né l’uno né l’altro». Dal 1772 al 1793 la vita di coppia di Maria Carolina e Ferdinando fu costellata dalla nascita di 11 figlie e 7 figli. Solo sette raggiunsero l’età adulta. Fu madre premurosa e attenta, per loro volle, oltre ad un’educazione rigorosa e degna di una famiglia reale, anche lezioni d’arte professionali. I suoi primi venti anni di governo, costituirono la parte migliore del regno di Ferdinando IV. L’azione della regina tendeva ad ammodernare il paese e costituì intorno a sé un gruppo di donne e uomini di idee avanzate in opposizione al Tanucci, quella nobiltà che il ministro osteggiava e la regina sosteneva soprattutto attraverso la Massoneria, già perseguitata da Carlo, poi da Ferdinando. La sovrana le era favorevole e ne faceva parte. In quell’ambiente culturale nacque, su sua sollecitazione, per la Real Colonia di San Leucio, il primo Codice delle Leggi impiantato sulle idee di uguaglianza e solidarietà sociale, molto più all’avanguardia di quella che sarebbe stata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, scritta in Francia qualche mese dopo. Infatti, lungi dall’essere misogino come quella d’oltralpe, l’ordinamento che regolava la vita della Colonia Reale riconosceva alle donne gli stessi diritti e gli stessi doveri degli uomini. Era il 1789. La rivoluzione d’oltralpe cambiò l’Europa e anche Maria Carolina che dopo l’uccisione della sorella Maria Antonietta non fu più la stessa. I suoi ultimi venticinque anni di vita furono segnati dal dolore e dall’odio per i francesi. Maria Carolina fu regina a tutto tondo, fu donna capace, visionaria e temeraria, fu vittima di se stessa e del suo dolore, mai domita combatté fino alla fine per quel Regno che considerava suo dal quale aveva ricevuto molte genuflessioni e pochi affetti veri. Morì a Vienna, nel suo letto, senza dar fastidio, l’8 settembre 1814, senza il conforto dei figli mentre il marito era innamorato di una giovane siciliana e di lei aspettava di non sentire più parlare. Morì sola, la lasciarono sola. Di lei resta una storia ancora tutta da ricostruire.

Nadia Verdile

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