San Francesco di Sales
Visitazione della B. Vergine
Nel 1691 giunsero a Napoli 4 suore dell’Ordine della Visitazione, una romana e tre piemontesi - delle quali conosciamo i cognomi Minier, d’Oria, de Ponte -, per fondare un monastero dedicato a S. Francesco di Sales. Il signor Alfonso della Marra le ospitò nella sua casa a Sant’Anna di Palazzo, ma l’angustia del sito spinse le donne a trasferirsi in una sede più grande nella zona dell’Infrascata, dove, nel 1693, si chiusero in clausura.
Il Convento fu poi ampliato e restaurato e mutato in Ospizio destinato ad accogliere ragazze orfane e povere, sostenuto, tra gli altri, da Tommaso Trabucco, maestro di campo al servizio di Spagna, che contribuì alla fondazione elargendo 30.000 ducati. I lavori vennero affidati a Ferdinando Sanfelice.
L’Ospizio fu aggregato nel 1816 all’Albergo dei Poveri, soprattutto per malate di rachitismo. Dopo il fallito tentativo di Francesco I di trasformare il complesso in manicomio, ritornò a far parte del Reale Albergo dei Poveri per volontà di Ferdinando II, che vi fondò nel 1839 «una casa pia o conservatorio di donzelle povere» (Galante).
Dopo una serie di lavori di ristrutturazione e l’abbandono del piano terra a uso di dormitorio, migliorarono di molto le condizioni fisiche delle ricoverate, tanto da far sì che il numero delle affette da rachitismo decrescesse fino a scomparire. Per intervento del cav. Felice Santangelo, allora Soprintendente, si diede vita ad una nuova Pia Casa per ragazze povere di buoni costumi e appartenenti a famiglie civili. Così, nel 1839, si mise mano alla nuova opera, anche grazie alle elargizioni del sacerdote Antonio de Magistris. L’aiuto più consistente venne dato da Alfonso D’Avalos, marchese di Vasto e Pescara, che ne fu Soprintendente e che portò a termine i lavori di ristrutturazione nel 1860.
Due Suore della Carità le guidavano, aiutate da altre consorelle (le Prefette delle camerate e le Maestre). Si insegnavano le arti donnesche, soprattutto la tecnica del ricamo in oro e in bianco e veniva fornita una istruzione letteraria e musicale di base. Per tal ragione l’Istituto divenne una riserva di future coriste per i vari monasteri napoletani.
L’edificio, di colossali proporzioni, e cinto al nord-ovest da giardino, aveva ventotto finestre che si affacciavano sulla facciata di ciascuno dei cinque piani e poteva ospitare addirittura 1200 ragazze.
Nel 1861 le internate ricevevano quattro grana e mezzo al giorno che non bastava nemmeno per il pane. L’insufficiente tenore di vita spingeva le donne a uscire per cercare guadagni non sempre leciti. Soppresso a fine '800, il complesso è attualmente sede della scuola elementare Vincenzo Cuoco e del Liceo Giovan Battista Vico.
a.v.
📍Quartiere: Avvocata, Via Salvator Rosa, 117
☨ Tipologia: Convento salesiano e Ospizio per malate di rachitismo
📅 Data di fondazione: 1691, dal 1816 aggr. all’Albergo dei Poveri
⛪ Regola monastica: Salesiana
👩🏻 Fondatrici: Salesiane
Fonti
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 5437-5438 (dal 1801 al 1804)
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata VI, p. 1674; Giornata VII, pp. 1852-1855
- Galante, Guida, Giornata XII, p. 410
- Stato delle Opere Pie di Napoli al 1861, n. 15
Bibliografia
- Bulifon Antonio, Giornale di Napoli dal 1547 al 1706, a cura di Nino Cortese, Napoli 1932, pp. 271.273-274.
- Sigismondo Giuseppe, Descrizione della città di Napoli e del suo contorno, III, Napoli 1789, p. 98.
- Nobile Gaetano, Descrizione della città di Napoli, I, Napoli 1857, pp. 457-458.
- Conte Carlo, Gli stabilimenti di beneficenza di Napoli, Napoli 1884, pp. 44-45.
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, III, Napoli 1878, pp. 261ss.
- Staffa Scipione, Del riordinamento degli stabilimenti di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1867, pp. 86-89.
- Vecchione Ernesto e Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 32-33.