S. Patrizia

Si dice che Patrizia, nipote di Costantino il Grande, per sfuggire al matrimonio impostole, sia riparata a Napoli nel IV secolo accompagnata dalla nutrice Aglae e da alcuni eunuchi. Qui avrebbe vissuto nel massimo nascondimento prima di intraprendere una lunga serie di viaggi che l’avrebbero portata a Roma, di nuovo a Bisanzio e, successivamente, nel corso di una traversata marina verso la Palestina, a causa di una tempesta, di nuovo a Napoli, dove terminò i suoi giorni. La nutrice, incerta sul luogo da destinare alla sepoltura di Patrizia, avrebbe deposto il suo corpo su di un carro trainato da buoi che, senza un conducente, si sarebbero fermati davanti a un piccolo tempio  basiliano dedicato ai Ss. Nicandro e Marciano che divenne, dunque, il luogo della sepoltura di Patrizia e del  monastero femminile a lei dedicato..

Il monastero, dapprima consacrato ai Ss. Nicandro e Marciano e Patrizia, nell’XI secolo abbracciò la Regola benedettina. Si intitolò alla sola S. Patrizia a partire del XIII secolo, periodo nel quale si affermò il culto della santa, grazie soprattutto alle iniziative della badessa Melegaite Capece e dell’arcivescovo di Napoli Anselmo, divenendo, anche grazie a lasciti e donazioni uno dei monasteri napoletani di maggiore prestigio sociale e politico.

Dalla metà del XIII secolo è attestata la presenza di canonichesse che non facevano né professione religiosa o voti solenni, e non avevano l’obbligo di vivere in povertà. Le donne non svolgevano vita comunitaria, abitavano nei propri appartamenti con la servitù e non erano obbligate alla clausura.  Nel 1508 c’erano una ventina di appartamenti con 70 camere, due chiostri e una dozzina di terrazzini, 30 locali terranei e cellari che si aprivano su un grande giardino e su un cortile interno più piccolo. Si calcola che all’epoca il monastero ospitasse una sessantina di monache.

I tentativi di riforma del ‘500 trovarono una forte opposizione da parte delle monache che, appartenenti alle famiglie più antiche della città che facevano capo ai seggi nobiliari di Nido e Capuana, volevano difendere la propria libertà e autonomia, non disposte ad accettare la vita comunitaria, l’obbligo della povertà e della stretta clausura richieste da Roma. Le religiose non si sentivano obbligate a osservare i voti di castità e povertà, vivendo in proprie abitazioni, con beni e servitù, libere di uscire dal monastero e di vivere una intensa vita di relazioni. Per questo fu difficile applicare la riforma tridentina all’interno del monastero. Nel 1568 diverse monache furono trovate incinta e si ordinò alle monache di fare professione solenne, pena l’espulsione e la perdita dei beni, e di avviare i lavori di ristrutturazione degli ambienti previsti dalle disposizioni sinodali che chiudevano ogni contatto con l'esterno. Agli inizi del ‘600 la riforma del monastero era avviata, anche se non fu mai compiuta. Nonostante le disposizioni sinodali che le vietavano, ingenti erano le spese per le fastose cerimonie religiose. S. Patrizia era famosa per le «fette di cotogno sciroppate cremisi».

Il 12 ottobre 1625 santa Patrizia fu eletta patrona di Napoli e le monache ottennero da Urbano VIII (1641) che la statua della santa precedesse quella del beato Andrea di Avellino nelle processioni. Con solenne cerimonia la badessa Agnese Maria Carafa consegnò il 6 aprile 1642 una statua d’argento con reliquia della santa alla cappella del Tesoro di S. Gennaro. D’allora, ogni anno, il 25 agosto, giorno di s. Patrizia, la statua veniva prelevata dalla cappella del Duomo e portata in processione fino al monastero, dove rimaneva fino al termine delle cerimonie religiose, e riportata il giorno successivo in Duomo.

Nel '700 il monastero è al centro di un famoso caso di monacazione forzata: Maria Celeste Tocco, parente di Benedetto XIII (1724-1730),  fu rinchiusa in monastero all’età di cinque anni e consacrata a 15. La progressiva ribellione della donna alla vita claustrale ne determinò l’espulsione, in quanto considerata più «bandita che monaca».

Il monastero fu soppresso definitivamente il 17 febbraio 1861 e le monache si trasferirono il 25 ottobre 1864 a San Gregorio Armeno portando con loro il corpo di s. Patrizia, i reliquiari d’argento ed oggetti di valore che sono ancora oggi custoditi in S. Gregorio Armeno, dove il sangue della santa si scioglie il 26 agosto di ogni anno.

Nel 1865 l’edificio fu concesso al reale Educandato Principessa Margherita e trasformato in collegio femminile. A partire dal 1892 l’edificio ha subito varie ristrutturazioni ed è oggi sede di alcuni Istituti di Medicina dell’Università Luigi Vanvitelli.

a.v.

Fotografie di Massimo Velo


📍Quartiere: San Lorenzo, Via Luciano Armanni, 14-20

 ☨  Tipologia: Monastero benedettino

📅 Data di fondazione: IV secolo, Sopp. 1808

⛪ Regola monastica: Basiliana, poi Benedettina

👩🏻 Fondatrice: S. Patrizia

👑 Presenze nobiliari: Seggi di Capuana e Nido più rami delle famiglie Brancaccio, Caracciolo, Carafa

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