S. Monica
Situato all’incrocio fra via Salvator Rosa e via S. Giuseppe dei Nudi, lungo una strada che oggi si chiama proprio S. Monica, originariamente, fu fondato un Conservatorio per le figlie della buona società napoletana «ma non appartenenti al ceto nobiliare», che diventò, però, nel giro di pochi anni, un vero e proprio monastero di clausura. La nascita dell'istituto si deve a una coppia di laici, a Marco Aurelio de Martiis e, soprattutto, a sua moglie Vincenza Gatta.
Con un atto del 1608, don de Martiis destinò un cespite di immobili a sua moglie Vincenza che, a sua volta, manifestò la volontà di trasformare il complesso edilizio in un Conservatorio che potesse accogliere e istruire le ragazze residenti nell’area circostante. A distanza di vent’anni, con un atto rogato nel 1628 e un documento-supplica indirizzato al cardinale di Napoli, Francesco Buoncompagni, nacque l’Istituto, sotto il titolo di Santa Monica a condizione di farne successivamente una clausura.
Il 18 giugno 1643 papa Urbano VIII acconsentiva alla richiesta di trasformare S. Monica in monastero claustrale, sotto la regola di sant'Agostino, disponendo che fossero ospitate nella struttura anche ragazze nobili. Il pontefice regolò il numero delle Coriste, delle Converse e delle Educande, concedendo alle monache appartenenti ad altri monasteri la facoltà di potersi trasferire in S. Monica in qualità di maestre delle novizie. Fecero così il loro ingresso tre carmelitane provenienti da S. Croce di Lucca (Girolama Longobardi, Candida Noirot e Sarra Rossa) che sarebbero poi ritornate al monastero di origine conclusa la missione.
All’epoca della trasformazione in monastero le monache potevano contare su di un edificio contenente venti stanze, un refettorio, un’infermeria, un giardino interno e una chiesa adiacente.
L’arco di tempo fra il 1646 ed il 1746/58 corrisponde al periodo d’oro di S. Monica.
A partire dal 1702 prese a ospitare anche le passeggianti - come abituale, del resto, in tanti altri conservatori napoletani -, cioè donne che versavano al monastero una retta variabile in cambio dell’alloggio, la cosiddetta passeggiatura, e talvolta anche degli alimenti, con il diritto di entrare ed uscire liberamene dal monastero.
Analogamente a tanti altri monasteri, S. Monica venne soppresso durante il Decennio francese, sia pure solo temporaneamente. Pur ritornando successivamente nella sede, le agostiniane l’avrebbero ceduta definitivamente nel 1827 alle Mantellate di S. Agostino di Maria Giuseppa Crosta (un ordine destinato ad estinguersi nel giro di pochi anni) che, a loro volta, fecero posto nel 1911 alla Congregazione delle Benedettine di Santa Gertrude, fondata da Geltrude Gomez.
a.v.
📍Quartiere: Avvocata, Vico S. Monica
☨ Tipologia: Conservatorio per istruire ragazze di buona famiglia, poi Monastero
📅 Data di fondazione:
1628, dal 1646 monastero, Sopp. 1808
Dal 1827 Mantellate Calze di S. Agostino, 1911
⛪ Regola monastica: Agostiniana, poi Benedettina
👥 Fondatori:
Monastero
S. Aurelio de Martiis e Vincenza Gatta
Mantellate Calze di S. Agostino
S. Giuseppa Crosta, Gertrude Gomez
Fonti
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 4637-4670
- ASDN, Vicario delle Monache, ff. 370-377 (Esplorazioni 1-311; Badesse 1-50; Miscellanea)
- ASDN, Liber Visitationum Monialium, I (Ascanio Filomarino), f. 57; II (Ascanio Filomarino), f. 137
- ASDN, Vicario delle Monache. Visite ai Monasteri, 471(19)
- D’Aloe, Catalogo, p. 698
- De Lellis, Aggiunta, Vol. V, f. 66
- Celano, Notizie, Giornata VII, p. 1708
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata VII, pp. 1848-1849
- Galante, Guida, Giornata XII, p. 405
- Regola e Costituzione per lo Monastero delle Mantellate Calze di Sant’Agostino, fondato in Napoli da suor Maria Giuseppa Crosta religiosa dello stesso ordine, Napoli 1835.
Bibliografia
- Sigismondo Giuseppe, Descrizione della città di Napoli e del suo contorno, III, Napoli 1789, pp. 93-94.
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 95-101.
- De Simone Giuseppe, Sul riordinamento delle Opere Pie della città di Napoli, Napoli 1880, p. 325.
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 188-189.
- Boccadamo Giuliana - Valerio Adriana ( a cura di), Storia minima al femminile del monastero napoletano di Santa Monica, D’Auria, Napoli 2003.
- Valerio Adriana, I Luoghi delle Memoria, II, Istituti Religiosi Femminili a Napoli dal 1600 al 1861, Napoli 2006, pp. 394-398.
- Boccadamo Giuliana, Monache di conservatorio, bizzoche e romiti a Napoli fra XVII e XIX secolo, in Chiesa e Storia 6/7 (2016-2017) p. 141.