S. Maria Donnaregina

La tradizione fa risalire la fondazione della chiesa e del monastero antecedentemente all’VIII secolo dove si attesta l’esistenza di un chiostro di vergini denominato S. Pietro di Monte Donna Regina e poi S. Pietro ai Dodici pozzi (per via dell’esistenza di pozzi che ricevevano l’acqua da Formello). (Per la leggenda relativa all’intitolazione, vedi le schedhe relative al monastero di S. Maria Donnarómita e di Donnalbina).

Situato in via Curtis Turris, altrimenti detta Cortetorre, nei pressi del palazzo arcivescovile, il monastero fu inizialmente impostato sulle regole di vita monastica basiliana, per poi subire la latinizzazione nel secolo XI con il passaggio alla regola benedettina, rimasta in vigore fino al 1264, quando, per concessione di papa Gregorio IX, fu consentito alle monache di vivere secondo l’Ordo Sanctae Clarae, affidata alla direzione dei frati Minori.

Il monastero annoverò tra le sue monache esponenti della nobiltà partenopea: basti ricordare la una figlia di Giovanni, duca di Napoli, le figlie del nobile svevo Riccardo Ribursa e Maria di Ungheria, vedova di Carlo II d’Angiò. La presenza di quest’ultima recò molti vantaggi al monastero, sia sotto il profilo della quasi totale autonomia dal potere episcopale, sia sotto quello economico; grazie a lei, infatti, fu possibile riedificare dalle fondamenta monastero, chiostro e chiesa, quasi completamente distrutti dopo il terremoto del 1293. Alla sua morte, avvenuta nel 1323, il monastero entrò in possesso di un’imponente collezione di statue in argento e in oro, di mobili pregiati e di pietre preziose.

Gli esponenti delle famiglie aristocratiche più in vista facevano a gara per collocarvi non solo le figlie vive ma anche le tombe dei parenti defunti. Donazioni di terre, giardini, uliveti, case e botteghe fecero sì che S. Maria Donnaregina potesse vantare proprietà enormi che si estendevano da Napoli fino a Torre del Greco, arrivando all’area del Casertano (Capua e Marcianise).

Nella relazione inviata dal frate Bartolomeo Vadiglia nel 1587 a papa Sisto V, il monastero compare tra quelli bisognosi di riforma; una cosa non facile da attuarsi, per la resistenza delle monache ad accettare restrizioni alla loro libertà di movimento e alla possibilità di avere relazioni con l’esterno.

Alla fine del ‘500 il monastero fu anche teatro di un caso di possessione diabolica che vide protagonista suor Eleonora de Ruggero. La monaca aveva rivelato a don Carlo Baldino di aver stretto un patto con il demonio e di aver profanato l’ostia consacrata utilizzandola nel corso di rituali officiati con i suoi complici, con la conseguenza che da essa sarebbe sgorgato sangue. Turbato da tali affermazioni, Baldino informò subito l’autorità ecclesiastica e la vicenda si protrasse per parecchio tempo, concludendosi con l’abiura da parte della monaca e un esorcismo fatto su di lei.

Intorno al 1612, il monastero accolse anche la mistica Giulia de Marco, terziaria francescana sospettata di eresia per le sue posizioni vicine all’alumbradismo spagnolo. Lei riuscì a fare anche qui opera di proselitismo, coinvolgendo la badessa, 74 monache, 2 educande e 75 converse. Il processo istruito dall’Inquisizione nel 1614 pose fine all’esperienza dell’illuminata de Marco.

Per quel che riguarda la struttura si segnala che, verso la fine del secolo XVI, venne racchiusa entro il monastero l’antica chiesa, dall’originale struttura gotica ad una navata, e agli inizi del XVII secolo, le monache fecero costruire una seconda chiesa collegata alla originaria trecentesca. La nuova costruzione divenne chiesa ufficiale del monastero, mentre quella antica venne incorporata nella zona di clausura. Nel 1646, venne creato il Largo Donnaregina, un’operazione che, con l’abbattimento di case popolari, dette luogo a molte controversie legali, soprattutto con il monastero di S. Giuseppe dei Ruffo.

Nel 1861 Donnaregina venne soppresso e le religiose (20 monache e 30 converse) furono trasferite nei monasteri di S. Chiara e S. Maria Donnalbina. La nuova chiesa fu assegnata all’Arciconfraternita di S. Maria della Visitazione, fino al 1972.

La chiesa antica nel 1864 fu ceduta all’Amministrazione Comunale per l’ampliamento di via Duomo con la conseguenza che il trecentesco chiostro venne demolito; ancora, nel 1864, fu dapprima trasformata in caserma, poi in Scuola Froebeliana e, successivamente, in alloggio per i poveri. Dal 1866 al 1872 l’edificio divenne sede della Corte d’Assise, poi di vari istituti scolastici, per ospitare poi i locali del Nuovo Museo Civico e, a partire dal 1899, dell’Accademia Pontaniana. Dal 1969 è occupata dalla Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

a.v.

Fotografie di Marcello Erardi


📍Quartiere: San Lorenzo, Largo Donnaregina, 1

 ☨  Tipologia: Monastero francescano

📅 Data di fondazione: VIII sec., Sopp. 1808

⛪ Regola monastica: Basiliana, Benedettina, Francescana

👑 Presenze nobiliari: Famiglie: d’Aragona, Guevara

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