S. Maria Donnalbina
È incerta l’epoca di fondazione del monastero. Secondo una tradizione, risale ad Eufrasia, figlia di Stefano, vescovo e duca di Napoli, nell’VIII secolo; secondo un’altra, a tempi antecedenti, alla venuta di un gruppo di monache greche dell’ordine di san Basilio, fuggite da Costantinopoli in seguito alla persecuzione iconoclasta. Anche l’intitolazione non è chiara, forse dovuta al nome della sua prima badessa Alvina, oppure, come scrive Matilde Serao nelle sue Leggende Napoletane (1881), dal nome dell’infelice Donna Albina, figlia del barone Toraldo, che avrebbe scelto di fondare un monastero per entrarvi ed evitare discordie con le altre due sorelle, innamorate come lei dello stesso giovane.
Intorno al X secolo il monastero passò alla regola benedettina.
Le monache, che nel 1560 erano appena 20, aumentarono di numero con l’arrivo delle benedettine provenienti da S. Agnello al Cerriglio e da S. Agata a Mezzocannone, monasteri soppressi nel 1563 dall’arcivescovo Alfonso Carafa. Siamo ormai al tempo dell’applicazione della riforma monastica varata al concilio di Trento, cui le monache di Donnalbina si opposero con ogni mezzo. Nel 1564, con un lancio di oggetti (pietre, scodelle, vasi colmi di terra) che durò quasi due ore, le religiose malmenarono Giulio Antonio Santoro, delegato del Carafa per le visite al monastero. L’arcivescovo inviò allora Eugenia Villani, Canonichessa di Regina Coeli, per attuare la riforma. Malgrado la sua dura disciplina durata più di 10 anni, nel 1587 il monastero aveva ancora bisogno di correzioni. Le religiose accettarono la riforma, almeno formalmente, solo nel 1591.
Le monache, un’ottantina a metà Seicento, provenienti in buona parte dalle famiglie del Seggio di Porto, eccellevano in campo musicale e culinario. Tra le loro specialità, le cocozzate.
Soppresso nel 1808, le religiose si trasferirono nel 1831 nel monastero di S. Giovanni Battista in via Costantinopoli (attuale sede dell’Accademia delle Belle Arti), cedendo il proprio edificio alle Salesiane.
Della struttura originaria della chiesa non resta nulla, dal momento che è stata completamente restaurata negli anni. Dell’antichissimo chiostro, più volte rifatto, sono rimaste due ali ad arcate su pilastri di piperno.
Il complesso è attualmente sede dell’Istituto Don Orione, conosciuto anche come Piccolo Cottolengo.
a.v.
📍Quartiere: San Giuseppe, Via Donnalbina, 14
☨ Tipologia: Monastero benedettino
📅 Data di fondazione: VIII secolo, Sopp. 1808
⛪ Regola monastica: Basiliana, Benedettina
👩🏻 Fondatrici: Eufrasia, Monache basiliane
👑 Presenze nobiliari: Seggio di Porto
Fonti
- ASDN, Vicario delle Monache, 230-243 (Esplorazioni 1-771 [1586-1879]; Miscellanea)
- ASDN, Vicario delle Monache, Visite ai Monasteri, 471 (5
- ASDN, Liber Visitationum Monialium, I (Ascanio Filomarino), ff. 8-13; II (Ascanio Filomarino), ff. 79-82/86; III (Innico Caracciolo), ff. 28-32; IV (Giacomo Cantelmo), ff. 45-48
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 3209-3325bis
- BNN, Ms. X1 E 29, ff. 39, 119, 138
- De Stefano, Descrittione 173
- Araldo, Cronica 54. 204-205
- Araldo, Repertorio 97. 190
- D’Engenio, Napoli Sacra 499-501
- D’Aloe, Catalogo 512-513
- De Magistris, Status Rerum 439-440
- Celano, Notizie 4, Giornata III, pp. 874. 930; Vol. 5, Giornata IV, pp. 1230. 1288
- Chiarini, Aggiunzioni 5, Giornata IV, pp. 1287-1288. 1313
- Galante, Guida Giornata IV, pp. 140-141
Bibliografia
- Capasso Bartolomeo, Topografia della città di Napoli nell’XI secolo, in Archivio Storico per le Province Napoletane, 18 (1892), p. 873.
- Ruotolo Renato, Maria Donnalbina, in Napoli Sacra, V Itinerario, Napoli 1993, pp. 258-262.
- Boccadamo Giuliana, Dinamiche di potere e vita comunitaria nella gestione dei monasteri di clausura, in Oltre le grate. Comunità regolari femminili nel mezzogiorno moderno tra vissuto religioso, gestione economica e potere urbano, a cura di Mario Spedicano e Angelo D’Ambrosio, Bari 2001, pp. 77-106