S. Maria di Gerusalemme
o Monastero delle Trentatré
Su via Pisanelli si affaccia il monastero delle monache cappuccine di S. Maria di Gerusalemme, fondato da Maria Lorenza Longo.
Il Breve pontificio di erezione canonica Debitum pastoralis officii (19 febbraio 1535), diede l'autorizzazione ufficiale per la nascita di questo monastero, del terz'ordine di san Francesco sotto la regola di santa Chiara, che poteva accogliere 12 monache non necessariamente munite di dote. Qui Maria Longo, il 22 novembre dello stesso anno, abbracciò la vita religiosa, anche se visse, nella fase iniziale, ancora nei locali dell'ospedale degli Incurabili (da lei stessa fondato), per creare una continuità tra la preghiera che caratterizzava la vita religiosa e l'assistenza ai malati che veniva prestata nello stesso edificio.
Il crescere del numero delle donne che volevano entrare in monastero la spinse, però, a trovare un posto più idoneo in Santa Maria della Stalletta. Il 30 aprile 1536 Paolo III autorizzò con il Breve Alias nos il trasferimento in locali più ampi e concesse di aumentare il numero da 12 a 33 (da cui il nome assunto a livello popolare di Monastero delle Trentatré). In questo primo momento Maria Lorenza fu sostenuta da Gaetano da Thiene che impresse all’interno dell’istituzione uno stile di vita rigoroso e austero. Quando i Teatini, trasferitisi nel 1538 presso la chiesa di S. Paolo Maggiore, vollero sciogliere ogni impegno che li poneva alla guida di comunità religiose femminili, Longo affidò il monastero, già incluso nell'area del terz'Ordine francescano, alla cura dei padri Cappuccini.
Il monastero fu intitolato a S. Maria di Gerusalemme: un richiamo tanto al sogno di Maria Longo di visitare la Terra santa, quanto all'importante centro spagnolo di riforma religiosa, l'omonimo monastero di Lérida in Catalogna di terziarie francescane che avevano adottato la regola di santa Chiara. Giuridicamente e spiritualmente il monastero dipese dalla Santa Sede dal 1535 al 1538, per poi essere affidato nel 1538 all’ordine dei Cappuccini.
Per la vita interna del monastero, Longo decise di osservare non solo la Regola clariana, ma anche le Costituzioni di Coletta da Corbie, integrate da sue osservazioni e norme. In tal modo recuperava il ritorno alla povertà di San Damiano, la possibilità di ricevere le candidate senza dote e la rinunzia ai beni e alle rendite.
La vita claustrale si connotò per una particolare severità: nel momento in cui entravano in monastero, le monache non avevano alcuna dote e veniva vietato il possesso di immobili e rendite; vivevano d’elemosina, non mangiavano mai carne se non in caso di infermità, indossavano panni «grossi e vili», dormivano vestite su stuoie stese su tavole e si coprivano con coperte bianche. A nessun estraneo era consentito l’accesso al monastero e, nei rari casi in cui era necessario, il volto delle monache doveva essere coperto; il medico poteva visitare le ammalate solo tastandone il polso attraverso la grata; i sacramenti della confessione, della comunione e dell’estrema unzione dovevano essere amministrati attraverso lo sportello del confessionale; alla sepoltura potevano provvedere solo le monache stesse.
In seguito all’incendio del 1583 che distrusse il monastero, si decise di ricostruirlo più a sud, dove attualmente è collocato, in via Pisanelli e si lasciarono i vecchi locali alle monache Riformate degli Incurabili.
Pur soppresso il monastero nel 1866, le monache non furono mai espulse e continuarono a tenerlo in vita, però, persero il giardino e il chiostro (quest’ultimo adibito, nel 1918, a Dispensario Antitubercolare), requisiti dall’Ospedale degli Incurabili nel 1903. Dal 2003, le monache sono rientrate in possesso dei loro beni, continuando la mai interrotta vita contemplativa.
La famiglia religiosa delle Clarisse Cappuccine è stata matrice di altre Case religiose. Attualmente sono più di duecento i monasteri di cappuccine diffusi nel mondo.
a.v.
📍Quartiere: San Lorenzo, Via Pisanelli, 49/C
☨ Tipologia: Monastero di cappuccine
📅 Data di fondazione: 1535
⛪ Regola monastica: Cappuccina
👩🏻 Fondatrice: Maria Lorenza Longo
Fonti
- Monastero delle Clarisse Cappuccine di Napoli, Archivio del Convento
- ASDN, Liber Visitationum Monialium, I (Ascanio Filomarino), ff. 68-68v; II (Ascanio Filomarino), ff. 128-130; III (Innico Caracciolo), ff. 2-9/211-213; IV (Giacomo Cantelmo), f. 109
- ASDN, Vicario delle Monache, 281-286 (Esplorazioni 1-298 [1538-1914]; Badesse 1-66 [1679-1910]; Miscellanea [1790-1804] )
- BNN, Ms. XI E 29, f. 36
- De Stefano, Descrittione, p. 187
- Araldo, Cronica, p. 119
- Araldo, Repertorio, p. 196
- D’Engenio, Napoli Sacra, pp. 191-193
- D’Aloe, Catalogo, p. 515
- De Lellis, Aggiunta, Vol. II, ff. 139-152
- De Magistris, Status Rerum, f. 327-328, n. 124
- Celano, Notizie, Vol. 3, Giornata II, p. 685
- Chiarini, Aggiunzioni, Vol. 1, Introd., p. 185; Vol. 3, Giornata II, p. 755
- Galante, Guida, Giornata III, p. 88
- Mattia da Salò, La Venerabile Serva di Dio Maria Lorenza Longo, Roma 1869.
Bibliografia
- Cantucci Marina, Maria di Gerusalemme (Chiesa delle Trentatré), in Napoli Sacra, III Itinerario, Napoli 1993, pp. 151-152.
- Boccadamo Giuliana, Maria Longo, L’ospedale degli Incurabili e la sua insula, in Campania Sacra, 30 (1999), pp. 37-170.
- De Luzenberger Alda, Un “tantillo di fede”. L’opera di Maria Longo fra impegno laico e vita consacrata, ivi, pp. 171-210.
- Boccadamo Giuliana, Dinamiche di potere e vita comunitaria nella gestione dei monasteri di clausura, in Oltre le grate. Comunità regolari femminili nel Mezzogiorno moderno tra vissuto religioso, gestione economica e potere urbano, a cura di Mario Spedicato e Angelo D’Ambrosio, Bari 2001, pp. 77-106.
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, I, Istituti religiosi femminili a Napoli dal IV al XVI secolo, Napoli 2006, pp. 251-257.
- Lupoli Rosa, Dal grido degli ultimi al silenzio di Dio. Biografia della Beata Maria Lorenza Longo, Napoli 2021.
- Valerio Adriana, Un tantillo di fe' mi ha salvata! Maria Longo fondatrice dell'Ospedale degli Incurabili e delle Monache Cappuccine, Milano 2023.