S. Maria della Sapienza
La Sapienza
Il monastero di Santa Maria della Sapienza, nell’attuale via Costantinopoli, fu fondato nel 1530 da Maria Carafa, sorella di Giampiero Carafa, co-fondatore dei Teatini, poi papa Paolo IV. La storia del monastero però non comincia nel 1530.
Il cardinale Oliviero Carafa nel 1507 aveva acquistato un preesistente palazzo volendolo destinare a una sorta di università da intitolare a S. Maria della Sapienza al pari dell’analoga istituzione romana, in cui giovani poveri avrebbero potuto essere istruiti e alloggiati. La morte gli impedì di portare a termine il progetto. L’edificio fu acquistato, allora, dai nobiluomini Giovanni Latro e da Giampietro e Marino Stendardo, che vi fondarono a loro volta un monastero di clarisse, nel 1519, ponendovi a capo Lucrezia Dentice, già monaca in Santa Maria del Gesù.
Dentice, prima di morire, chiese a Sancia Carafa, monaca in S. Maria Donnaromita, di assumere la direzione della Sapienza, ricevendone un rifiuto. Ma in S. Maria Donnaromita si trovava anche Maria Carafa che qui si era rifugiata nel 1528, abbandonando il monastero di S. Sebastiano, che si temeva potesse essere invaso dalle truppe di Lautrec, e vi era rimasta trovandolo di più stretta osservanza rispetto al monastero di provenienza.
Maria Carafa, sollecitata dal fratello, che riteneva i monasteri napoletani «alquanto rilassati», accettò, dopo reiterarti rifiuti, di prendere la guida della Sapienza. Si scelse la regola domenicana, con la guida spirituale però dei teatini.
Maria improntò il monastero a una rigida clausura e a severissime norme di vita, in accordo con quanto le suggerì o impose lo stesso Giampiero Carafa. Le monache, sulla cui reale vocazione non avrebbe dovuto esserci ombra di dubbio, non avrebbero dovuto versare dote di ingresso, cosa che nel tempo non poté essere mantenuta. Dovevano vivere con le loro «fatiche e industrie» e, quando tutto fosse mancato, di elemosine, confidando in Dio. Tutto doveva svolgersi con «semplicità e povertà, senza superfluità e senza delizie».
Il monastero acquisì nel tempo sempre maggior fama e crebbe il numero delle postulanti, esponenti, tra le altre, delle famiglie Piccolomini, d’Aragona, di Somma, Orsini, Carafa, di Capua. Fu, dunque, necessario un lavoro di ampia ristrutturazione dell’edificio originario attraverso l’acquisizione di parecchie case e palazzi contigui, tra i quali quelli dei duchi d’Atri e della famiglia Santo Mango. La ristrutturazione fu assai complessa e portò all’abbattimento di alcune cappelle collocate dentro i suddetti palazzi, che furono poi ricreate nello stesso monastero.
Nel XVII secolo il numero delle monache era all’incirca di 80 ed erano spiritualmente assistite da otto padri Teatini e da due chierici. Erano rinomate in città per la preparazione di alcuni dolciumi, quali i susamielli e i lupini di zucchero con ambra (molto utili, sembra, nel combattere il catarro).
In sempre continua espansione, il monastero eresse ex nihilo una nuova chiesa proprio su via S. Maria di Costantinopoli, consacrata nel 1641. Per quanto concerne la bella facciata a porticato, è tradizionalmente attribuita a Cosimo Fanzago.
Nel 1799 si trasferirono nel monastero alcune suore di S. Gaudioso, che recarono con sé le spoglie mortali dei santi Evaristo e Pisciano, nonché la reliquia del sangue di santo Stefano, che dal 1561 si liquefaceva ogni 3 di agosto; nel 1825 arrivavano anche le domenicane del Divino Amore, recando il corpo della fondatrice, la venerabile Maria Villani, mentre, nel 1864, espulse dal loro monastero, si sarebbero aggiunte anche le monache di S. Giovanni.
In seguito all’epidemia di colera del 1884, nel quadro del Risanamento della città, a eccezione della chiesa, il chiostro venne demolito per far posto alla costruzione del Policlinico.
a.v.
📍Quartiere: San Lorenzo, Via Santa Maria di Costantinopoli, 106
☨ Tipologia: Monastero domenicano
📅 Data di fondazione: 1530-1550, Sopp. 1818
⛪ Regola monastica: Domenicana, sotto la direzione dei Teatini
👥 Fondatori: Card. Oliviero Carafa e Maria Carafa
👑 Presenze nobiliari: Piccolomini, d’Aragona, di Somma, Orsini, Carafa, di Capua
Fonti
- ASDN, Liber Visitationum Monialium, I (Ascanio Filomarino), ff. 38-39; II (Ascanio Filomarino), ff. 59-60; III (Innico Caracciolo), ff. 152-154/161-162/241-242; V (Giuseppe Spinelli), ff. 8-49
- ASDN, Vicario delle Monache, 217-229bis (Esplorazioni 1-648 [1588-1880]; Badesse 1-85 [1665-1886]; Miscellanea)
- ASDN, Vicario delle Monache, Visite ai Monasteri, 471 (15
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 3170-3208; 1564
- BNN, Fondo S. Martino, n. 264
- BNN, Ms. XI E 29, ff. 27, 147
- De Stefano, Descrittione, p. 179
- Araldo, Cronica, pp. 93-94
- Araldo, Repertorio, p. 194
- D’Engenio, Napoli Sacra, pp. 70-71
- D’Aloe, Catalogo, pp. 526-527
- De Lellis, Aggiunta, Vol. I, ff. 118 r; 118 v; 119 v; 121 r [243-260]
- De Magistris, Status Rerum, f. 280, nn. 34-35; f. 281, n. 35
- Celano, Notizie, Vol. 3, Giornata II, pp. 678-679
- Chiarini, Aggiunzioni, Vol. 3, Giornata II, pp. 749-750
- Galante, Guida, Giornata III, pp. 105-106
- Maggio Francesco Maria (1612-1686), Vita della venerabil madre d. Maria Carafa napoletana sorella del santiss. pontefice Paolo 4. e fondatrice del sacro monistero di S. Maria della sapienza di suore domenicane, Napoli 1670.
- Protesta delle monache della Sapienza, Napoli 1886.
Bibliografia
- Stabile Luigi, Le opere di arti belle, esistenti nella Chiesa di S. Maria della Sapienza, Napoli 1888.
- Colombo Antonio, Il monastero e la chiesa di Santa Maria della Sapienza, in Napoli Nobilissima 10 (1901), pp. 145-150; 167-170; 183-188.
- Colombo Antonio, Il monastero e la chiesa di Santa Maria della Sapienza (II parte), in Napoli Nobilissima, 11 (1902), pp. 59-63; 67-73.
- Di Mauro Leonardo, Maria della Sapienza, in Napoli Sacra, III Itinerario, Napoli 1993, pp. 183-184.
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti religiosi femminili a Napoli dal 1600 al 1861, Napoli 2007.