S. Maria della Purità degli Orefici
Il Conservatorio venne eretto intorno al 1644 dalla Comunità degli Orefici nell’attuale vico S. Maria della Purità a Materdei, con il titolo di Conservatorio della Nobile Arte degli Orefici.
La Corporazione si assunse l’onere di mantenere l’Istituto attraverso un versamento annuale di 860 ducati allo scopo di accogliere ed educare le figlie degli orafi, di età non superiore ai 9 anni, che versavano in difficoltà economiche, provvedendo anche a una dote matrimoniale. Le ragazze a pensione che volevano farsi oblate dovevano portare una dote di 500 ducati; quelle povere che intendevano sposarsi venivano provviste di una dote di 50 ducati. Per questo l'orefice Giacomo Fucito aveva istituito nel 1618 un Monte di Maritaggi (Monte Fucito), coinvolto poi in una serie di intricate questioni patrimoniali.
La somma destinata a mantenere il Conservatorio era detta scopiglia perché proveniente dai residui della lavorazione di oro e argento ricavati dal lavoro di manifattura dei gioielli.
Nel 1832 fu elaborato un nuovo regolamento nel quale si precisava che le ragazze, che conducevano una vita severa, dovevano avere alcuni requisiti: essere figlie di orefici matricolati oppure ragazze povere, orfane, in pericolo, nate da legittimo matrimonio. Dovevano avere non meno di 15 anni e non più di 26, saper leggere il latino e l'italiano per sostenere il coro, essere di ottimi costumi, presentando per questo un attestato del parroco. Si accoglievano anche donne inabili al lavoro che intendevano rimanere per sempre nel Conservatorio in qualità di oblate e queste potevano prendere l'abito non prima dei 21 anni. Per chi voleva sposarsi, veniva accordata una dote.
Con il nuovo Statuto del 1 febbraio 1872 si accolsero, tanto gratuitamente quanto a pagamento, le figlie degli orefici della sezione Pendino, preferibilmente orfane e di età non inferiore ai 14 anni. Le ragazze potevano lasciare il Conservatorio una volta raggiunti i 25 anni di età e continuare ad essere assistite da un comitato formato da tre negozianti con le rispettive mogli. Il Conservatorio era dotato di una ruota per neonati esposti.
Nel 1897, grazie ad un’apposita legge, il Conservatorio fu aggregato al gruppo delle Opere Pie, prima e, l’anno successivo, agli Istituti Riuniti di Educazione Professionale Femminili, per essere alla fine venduto nel 1927 al cardinale Alessio Ascalesi. Due anni dopo l’edificio sarebbe stato acquistato da suor Rosa Leoni per conto delle Maestre Pie Filippini, intenzionate ad aprire a Napoli una scuola per educare le ragazze. Attualmente è retto dallo stesso Ordine e assolve alla stessa funzione.
a.v.
📍Quartiere: Stella, Vico S. Maria della Purità a Materdei
☨ Tipologia: Conservatorio per le figlie povere degli orafi
📅 Data di fondazione: 1644
⛪ Regola monastica: Domenicana
👥 Fondatori: Corporazione degli Orafi e Argentieri napoletani
Fonti
- ASDN, Vicario delle Monache, f. 460 (Miscellanea)
- ASN, Cappellano Maggiore, Statuto e Corporazioni, 1196, 29, Arte degli Orefici
- ASN, Ministero dell’Interno, inv. II, f. 2293
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata VII, p. 1870
- Stato delle Opere Pie di Napoli, n. 30
Bibliografia
- Staffa Scipione, Del riordinamento degli stabilimenti di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1867, pp. 59-60.
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 37-41.
- De Simone Giuseppe, Sul riordinamento delle opere pie nella città di Napoli dopo l’Unità, Napoli 1880, pp. 334.337.
- Conte Carlo, Gli stabilimenti di beneficenza di Napoli, Napoli 1884, p. 12.
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 195-198.
- Strazzullo Franco, Per la storia delle corporazioni degli orafi e delle arti affini in Napoli, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, II, Napoli 1959, pp. 133-155.
- Muto Giovanni, Forme e contenuti economici dell’assistenza nel Mezzogiorno moderno: il caso di Napoli, in Timore e carità. I poveri nell’Italia moderna, a cura di Giorgio Politi, Mario Rosa e Franco Della Peruta, Cremona 1982, pp. 237-258.
- Musella Silvana, Forme di previdenza e di assistenza nelle corporazioni di mestiere a Napoli nell’età moderna, in S. Nespolesi, (a cura di), Stato e chiesa di fronte al problema dell’assistenza, Roma 1982, pp. 137-147.
- Caso Fara, Santa Maria della Purità, in Napoli Sacra, XIV Itinerario, Napoli 1996, pp. 846-847.
- Valenzi Lucia, Poveri, ospizi e potere a Napoli (XVIII-XIX sec.), Milano 1995, pp. 23-40;
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti religiosi femminili a Napoli dal 1600 al 1861, Napoli 2007, pp. 309-316
- Boccadamo Giuliana, Monache di conservatorio, bizzoche e romiti a Napoli fra XVII e XIX secolo, in Chiesa e Storia 6-7 (2016-2017), p. 132
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)