S. Maria della Carità
La storia del Conservatorio è complessa. Nel 1546 Paola Acquaviva d’Aragona aveva destinato un cospicuo legato alla Congregazione della SS. Trinità e dell’Opera della Misericordia, che assisteva i poveri vergognosi, affinché edificasse un istituto attiguo alla chiesa retta dalla stessa Congregazione, destinato ad accogliere vergini povere e onorate che non avevano la dote per entrare in altri monasteri. Denominato S. Maria della Carità, venne affidato alla direzione di due Governatori nobili e sette della Piazza del Popolo che, ottenuto il permesso da Paolo III, cominciarono a raccogliervi nei locali prontamente edificati donne in pericolo «di essere uccise per le loro colpe da parenti e mariti». Sembra che il numero di donne che chiedevano di entrarvi fosse aumentato in misura tale da rendere necessario l’utilizzo dei fondi destinati ai poveri vergognosi.
Gli stessi governatori cominciarono a raccogliere ragazze promettendo loro che Santa Maria della Carità sarebbe diventato ben presto un monastero regolare e facendole vestire nel frattempo, senza alcun permesse né pontificio né vescovile, con abiti della stessa foggia di quella indossata dalle monache professe. Le ragazze, una sessantina agli inizi del Seicento, seguivano la liturgia delle Ore, facevano orazione mentale, si confessavano e comunicavano una volta a settimana. Nel 1597 figurava alla guida una certa Giuditta Miele, di 40 anni, nubile, vestita con un abito francescano, benedetto dal confessore don Orazio de Trapana.
Il cardinale di Napoli Alfonso Gesualdo, però, visitando l'Istituto nel 1597, vietò alle donne di vestirsi in abiti pseudomonacali e dispose la stessa cosa per tutti quei luoghi che non erano veri e propri monasteri bensì Conservatori, secondo la dizione dell’epoca.
Nel XVII secolo il Conservatorio venne posto sotto la direzione di Delegati del viceré e sotto la cura pastorale dei Pii Operai, i quali l’avrebbero abbandonata poco tempo dopo, nel 1633.
Negli anni del Decennio francese venne soppresso e trasformato in albergo.
Nel 1813 venne unito a quello della SS. Concezione a Montecalvario, costituendo il nuovo ente denominato «Collegi riuniti della SS. Concezione a Montecalvario e Santa Maria della Carità».
a.v.
📍Quartiere: San Ferdinando
☨ Tipologia: Conservatorio per vergine povere e onorate
📅 Data di fondazione: 1548, Sopp. 1808
⛪ Regola monastica: Francescana
👩🏻 Fondatrice: Paola Acquaviva d’Aragona
Fonti
- ASDN, Visite Pastorali, XIV
- ASDN, Vicario delle Monache, 464 (Miscellanea [secc. XVIII-XIX] )
- De Stefano, Descrittione, p. 35
- D’Engenio, Napoli Sacra, p. 522
- D’Aloe, Catalogo, p. 516
- De Lellis, Aggiunta, Vol. IV, f. 86r
- Celano, Notizie, Libro III, p. 13
- Chiarini, Aggiunzioni
- Galante, Guida, Giornata IX, pp. 351-352
Bibliografia
- Ruotolo Renato, Maria della Carità, in Napoli Sacra, X Itinerario, Napoli 1995(?), pp. 622-624.
- Boccadamo Giuliana, Un “palombaro di palombe sante”. Squarci di vita quotidiana nei conservatori femminili napoletani sul finire del Cinquecento, in Munera Parva, a cura di Gennaro Luongo, II, Napoli 1999, pp. 277-315
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, I, Istituti religiosi a Napoli dal IV al XVI secolo, Napoli 2006, pp. 221-224
- Boccadamo Giuliana, Monache di conservatorio, bizzoche e romiti a Napoli fra XVII e XIX secolo, in Chiesa e storia 6-7 (2016-2017) pp.119-195 e p. 621 (indice dei nomi)
- Boccadamo Giuliana, I conservatori femminili a Napoli e nel Regno nella prima metà dell'ottocento. Persistenza e innovazione, in L'istruzione in Italia tra sette e ottocento. Da Milano a Napoli: casi regionali e tendenze nazionali, I, a cura di A. Bianchi, Brescia 2012, 820
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)