S. Maria Antesaecula
L’Ospedale e il Conservatorio
Più avanti nel tempo, nel 1619, il funzionario napoletano Giovancarlo Mancini promise di elargire all’amministrazione della città una cospicua somma di danaro in cambio dell’assegnazione di una rendita di 600 ducati da impegnare per la costruzione di un Ospedale destinato ad accogliere donne povere e di un Conservatorio per ragazze di buona famiglia ma povere.
Prese in affitto alcune case con giardino contiguo alla cappella di S. Maria a Sicula e il 22 maggio 1622 inaugurò il Conservatorio, in cui il Mancini fece entrare, come educande, tre sue nipoti, una quarta ragazza, due suore e due converse. Provvide anche a redigere un primo Regolamento nel quale si prevedeva che le ospiti dovessero essere orfane, vergini, provenienti da famiglie onorate, e la cui età doveva oscillare dai 15 ai 25 anni. A sua volta, l’Ospedale doveva ricevere donne malate per essere «curate con squisita diligenza, amore e carità». Morto il Mancini, nel 1627 l’Ospedale fu chiuso per mancanza di fondi, mentre il Conservatorio continuò a vivere grazie alle donazioni elargite dalle stesse educande, tra le quali ricordiamo la benefattrice Cecilia Vitolo.
Il nuovo Conservatorio
Il 24 giugno 1628 l’Istituto assunse il titolo di Conservatorio di S. Maria a Sicula e l’abito color celeste delle oblate venne cambiato con quello delle carmelitane scalze.
Il clima del posto non si rivelò salubre, così che nel 1722 l’Istituto fu trasferito nel rione Sanità e le monache Teresiane preposte all’educazione delle fanciulle, mutarono l’originaria intitolazione di S. Maria a Sicula in S. Maria Antesaecula, riferendosi al verso biblico dell’Ecclesiastico in cui si parla della Sapienza divina (ab initio et ante saecula creata sum), ma applicandola alla Vergine. Contrariamente agli originali motivi ispiratori dell’Opera, si cominciò a preferire l’accoglienza di ragazze provviste di dote.
Le monache erano rinomate per la loro abilità nella preparazione delle cambraie (particolari tessuti di mussola). Nella relazione firmata da mons. Ignazio De Bisogno in occasione della visita pastorale del 28 febbraio 1851 fatta per conto del cardinale Sisto Riario Sforza, abbiamo notizie sulla chiesa, ricca di arredi sacri, statue e reliquari. All’epoca vi erano 10 monache, 4 educande e 14 converse.
Nel decennio francese, anche il Conservatorio si oppose, con altri, all’introduzione di scuole gratuite femminili nel proprio edificio, cercando di valorizzare il tipo di educazione fondamentalmente religiosa impartito dalle Oblate, diverso da quello delle maestre secolari imposte dal Governo. Nel 1783 vennero fusi i due conservatori di S. Maria Antesaecula e dei Ss. Giuseppe e Teresa mantenendo i due nomi.
Nel 1870 venne compilato un nuovo statuto che apriva alla carità per le povere orfane. Il governo fu affidato a 3 consiglieri comunali, uno dei quali assunse il titolo di presidente.
Il complesso ospita attualmente il Centro di Salute Mentale dell’ASL 49, dopo un restauro che ha consentito di riutilizzare l’edificio ormai ridotto in rovina a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
a.v.
📍Quartiere: Stella, Via S. Maria Antesaecula, 47
☨ Tipologia: Conservatorio per ragazze povere, ma onorate
📅 Data di fondazione: 1622
⛪ Regola monastica: Carmelitana
👤 Fondatore: Giovan Carlo Mancini
Fonti
- ASDN, Vicario delle Monache, 339-391 (Esplorazioni 1-72 [1692-1832]; Badesse 1-40 [1692-1865]; Miscellanea)
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 1653
- ASN, Ministero dell’Interno, Inventario II, f. 2293
- Araldo, Repertorio, pp. 84-85
- De Magistris, f. 399 (Controllare)
- D’Engenio, Napoli Sacra, p. 394
- D’Aloe, Catalogo, pp. 670-671
- Celano, Notizie, Giornata VII, pp. 1730-1731
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata VII, pp. 1910-1911
- Galante, Guida, Giornata VII, pp. 256-258
- Stato delle Opere Pie di Napoli al 1861, n. 35
Bibliografia
- Sigismondo Giuseppe, Descrizione della città di Napoli e del suo contorno, III, Napoli 1789, pp. 45-46.
- Nobile Gaetano, Descrizione della città di Napoli, I, Napoli 1857, pp. 850-851.
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 61-66.
- De Simone Giuseppe, Sul riordinamento delle opere pie nella città di Napoli dopo l’Unità, Napoli 1880, p. 383.
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 186-188.
- Illibato Antonio, La visita pastorale del cardinale Sisto Riario Sforza nella diocesi di Napoli (1850-1877), in “Campania Sacra” 1-2 (1988), p. 189
- Caso Fara, Santa Maria Antesasecula, in “Napoli Sacra”, XIV Itinerario, Napoli 1996, pp. 877-878.
- Guidi Laura, Onore e status femminile negli istituti di reclusione napoletani dell’Ottocento, in Quaderni 2 (1988), n. s., n. 1, pp. 170-189
- Guidi Laura, L’onore in pericolo. Carità e reclusione nell’Ottocento napoletano, Napoli 1991, pp. 23-39
- Valenzi Lucia, Poveri, ospizi e potere a Napoli (XVIIIXIX sec.), Milano 1995, pp. 34-60;
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti religiosi femminili a Napoli dal 1600 al 1861, Napoli 2007, pp. 227-231 (bibl.)
- Boccadamo Giuliana, I conservatori femminili a Napoli e nel Regno nella prima metà dell'ottocento. Persistenze e innovazioni, in L'istruzione in Italia tra sette e ottocento. Da Milano a Napoli: casi regionali e tendenze nazionali, I, a cura di A. Bianchi, Brescia 2012, pp. 803-838.
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)