S. Maria ad Agnone
Monastero benedettino fondato nei IX secolo, si trovava nel territorio di Capuana fra le attuali via dei Tribunali e via di S. Sofia, nella strada che oggi porta il nome dell’antico complesso monastico.
Secondo un'antica tradizione nell’anno 833, mentre si recava come d’abitudine alla chiesa di S. Pietro ad Aram, un tal Gismondo Cerboneta sarebbe stato salvato per intervento della Vergine da un grosso serpente velenoso che si aggirava in quei luoghi, allora paludosi, uccidendo e terrorizzando i passanti. La Vergine lo avrebbe rassicurato dicendogli che il serpente era morto e che in quel luogo dove aveva scampato il pericolo bisognava edificare una chiesa in suo onore. La dedicazione deriverebbe, dunque, dalla parola angue, ossia serpente. Secondo altri storici il nome si deve alle benedettine venute a Napoli dal monastero di Santa Maria della Noce ad Agnone in provincia di Campobasso. Accanto alla chiesa venne poi costruito un monastero per dame «greche e longobarde» poste sotto la Regola di san Basilio. In seguito fu aperto alle ragazze napoletane.
Nel 1543 il monastero poté beneficiare di un particolare legato elargito da Alfonso, conte di Brienza, che ne sarebbe stato considerato il nuovo fondatore. Secondo la sua volontà, S. Maria d’Agnone avrebbe potuto usufruire di una rendita annua di 700 ducati purché avesse accolto solo donne appartenenti alle famiglie dei Seggi di Nido e di Capuana, e purché le monache fossero state sempre guidate da una badessa appartenente alla famiglia Caracciolo. Nel giro di pochi anni le monache da 24 arrivarono a essere una cinquantina e, sotto la guida della badessa Cassandra Caracciolo, videro le loro rendite aggirarsi intorno ai 2.000 ducati. Tutte di nobili famiglie, godevano di ottima reputazione, soprattutto per lo stile di vita rigoroso importato da due monache provenienti da S. Gaudioso e lì trasferite nel 1553 per assumerne il governo.
A causa della pericolosità del luogo si rese necessaria la soppressione del monastero e non pochi furono i problemi di carattere giuridico per far sì che non andasse perduto il legato elargito dal conte di Brienza. Nel 1581 le religiose furono trasferite in S. Gaudioso, dove portarono anche l’antica immagine della Vergine fatta dipingere da Gismondo.
I locali vennero occupati prima dagli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio e successivamente, dal 1590, adibiti a carcere femminile, mentre la chiesa era affidata alla Congrega di S. Maria dell’Arco. Il complesso è stato distrutto dai bombardamenti del 1943.
a.v.
📍Quartiere: San Lorenzo, Vico s. Maria ad Agnone
☨ Tipologia: Monastero benedettino
📅 Data di fondazione: IX secolo, Sopp. 1581
⛪ Regola monastica: Basiliana, Benedettina
👑 Presenze nobiliari: Seggi di Nido e Capuana
Fonti
- ADSN, Vicario delle Monache, 192-192bis (Esplorazioni 1 [sec. XVI]; Miscellanea [sec. XVI] )
- ASN, Fondo Pergamene
- De Stefano, Descrittione, p. 175
- Araldo, Cronica, pp. 291. 301
- Araldo, Repertorio, p. 191
- D’Engenio, Napoli Sacra, pp. 202-203
- D’Aloe, Catalogo, p. 512
- Celano, Notizie, Giornata I, p. 550, Giornata II, p. 681
- Galante, Guida, Giornata II, p. 59
Bibliografia
- Capasso Bartolomeo, Topografia della città di Napoli nell’XI secolo, in Archivio Storico per le Province Napoletane, 18 (1892), pp. 871-873.
- Monti Giovanni M., Il monachesimo benedettino di S. Maria ad Agnone in Napoli, in Rivista Benedettina 16 (1925), pp. 285-304.
- Lucà Dazio Manuela, Maria d’Agnone, in Napoli Sacra, II Itinerario, Napoli 1993, p. 107.
- Novi Chavarria Elisa, Monache e Gentildonne. Un labile confine. Poteri politici e identità religiose nei monasteri napoletani. Secoli XVI-XVII, Milano 2001, pp. 67-68.