S. Giuseppe dei Ruffi

S. Giuseppe delle Eremitane

Nella zona del Decumano Superiore, in via dell’Anticaglia (attualmente piazzetta S. Giuseppe dei Ruffi, tra via Foria e via Duomo), nel palazzo Arcella, prese vita nel 1604 un monastero per iniziativa delle nobildonne Caterina e Ippolita Ruffo, Cassandra Caracciolo e Caterina Tomacelli. Riconosciuto nel 1607 da Paolo V, seguiva la Regola agostiniana e si giovava della guida spirituale di un sacerdote dell’Oratorio di S. Giuseppe. Le monache avevano acquistato il monastero di S. Maria degli Angeli, abitato da poche monache che si erano trasferite altrove, e mutarono l’intitolazione della chiesa da S. Maria a S. Giuseppe, con l'aggiunta del nome dei Ruffi, che deriva dalla famiglia di Bagnara che, oltre ad offrire le prime religiose, aveva contribuito largamente all'edificazione del monastero.

Iniziato verso il 1630, il complesso lavoro di ristrutturazione si protrasse fino a tutto il XVIII secolo con grande dispendio di denaro. Il cardinale Filomarino visitò il monastero il 2 giugno 1659 e, preso atto della grave situazione economica in cui esso versava, dovuta soprattutto alle eccessive spese sostenute dalle monache in regali e dolciumi, impose il ritorno all’osservanza della Regola e la rinuncia ad ogni spesa superflua.

Le Costituzioni richiedevano che si osservasse il digiuno tutti i venerdì, nonché nel periodo di Avvento, nelle vigilie dell’Epifania, dell’Ascensione, del Corpus Domini, della Purificazione, della Natività della Madonna, di S. Agostino. Periodicamente le monache dovevano sottoporsi ad atti di penitenza, senza tuttavia eccedere. Tre volte a settimana era prevista la confessione; le colpe, suddivise in leggere, gravi, più gravi e gravissime, prevedevano delle pene appropriate che andavano dalla recita di preghiere alla privazione della voce attiva e passiva. L’arredamento delle celle doveva essere semplice: un letto, una sedia di paglia, un armadio, un’acquasantiera, immagini del Crocifisso e della Madonna. Nel 1700 si allestì una farmacia in cui si preparavano unguenti e pozioni richiesti anche da una clientela esterna alla comunità.

La vita del S. Giuseppe dei Ruffi durò fino agli inizi del XIX secolo. Nel 1828, infatti, non essendoci che sei monache all’interno del monastero, si decise per l’abbandono e il loro trasferimento nel monastero di S. Croce di Lucca, mentre l’edificio passò alle Adoratrici Perpetue Sacramentine, portate a Napoli da suor Maria Giuseppa dei Sacri Cuori (al secolo Anna Maria Cherubini) grazie all’interessamento della principessa Maria Giuseppa Cardenas. A Roma la nobildonna aveva avuto modo di conoscere la spiritualità della nuova fondazione voluta da suor Maria Maddalena dell’Incarnazione (al secolo Caterina Sordini) e si prodigò per portare a Napoli le Adoratrici disponendo un lascito di un terzo dei suoi beni da impiegarsi per la fondazione di un nuovo monastero. Esecutore testamentario della Cardenas (+ 1812) fu il nobiluomo Giuseppe Buonocore, che trovò una sede adatta nel soppresso monastero di S. Giuseppe dei Ruffi, grazie all’appoggio del cardinale Ruffo Scilla.

Il 31 luglio 1828 le agostiniane lasciavano il monastero e il 4 ottobre dello stesso anno vi si stabilivano quattro Sacramentine giunte da Roma (suor M. Giuseppa dei Sacri Cuori, suor M. Serafina di Gesù Sacramento, suor M. Veronica della Croce, suor Agnese di S. Luigi), accompagnate da padre Giovanni Baldeschi. La Regola fu approvata il 24 ottobre 1828 e il 3 luglio 1829 ebbe luogo una vestizione solenne di otto adoratrici con la pompa di un maestoso cerimoniale, a motivo della presenza della corte napoletana. La regina Isabella di Borbone, infatti, trovò in suor Maria Giuseppa una consigliera intelligente e a sua volta la suora trovò nella regina una solida protezione.

Il 16 luglio 1829 si stabiliva la clausura. Maria Giuseppa, dalla spiritualità intensa, fatta di mortificazioni e di carità estrema, era in colloquio spirituale con eminenti personalità dell’epoca, tra i quali il cardinale Lambruschini, che tra l’altro l’aiutò, tra mille difficoltà, a riformare la Regola.

Alla sua morte, fu eletta superiora suor Maria Giuseppa Buonocore, figlia del cavalier Giuseppe.

Il 1 ottobre 1849 il monastero ricevette la visita di papa Pio IX.

Nel 1861 abitavano il monastero 54 monache e 33 converse.

La Chiesa fu polo di attrazione per molti credenti: fu frequentata da Ludovico da Casoria che lì pregando, nel 1847, si sentì chiamato all’apostolato sociale e considerò quel momento un «lavacro battesimale», da Caterina Volpicelli (1859), futura fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore (1867), attratta dalla spiritualità del luogo, e, agli inizi del '900, da Giuseppe Moscati, che era solito pregare frequentemente davanti all’immagine della  Madonna del Buonconsiglio.

Alla fine dell'800, nell’ambito dei grandi lavori del Risanamento, il monastero fu privato di uno dei lati del chiostro per consentire i lavori di apertura dell’odierna via Duomo. Conserva oggi ancora due chiostri: uno minore, a sinistra della chiesa, di forma quadrata con cinque arcate per lato, e il maggiore, di soli tre lati (essendo chiuso da un muro), dotato di un ampio giardino e di lucernari che illuminano i corridoi interni.

a.v.

Fotografie di Marcello Erardi


📍Quartiere: San Lorenzo, Piazzetta San Giuseppe dei Ruffi, 6

 ☨  Tipologia: Monastero agostiniano

📅 Data di fondazione: 1604, sopp. 1808

⛪ Regola monastica: Agostiniana

👩🏻 Fondatrici: Cassandra Caracciolo, Caterina Tomacelli, Caterina e Ippolita Ruffo

Dal 1843 è Istituto dell’Adorazione Perpetua (Sacramentine) fondato da M. Giuseppa dei Sacri Cuori

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