S. Gennaro a Materdei o de’ Trabaccari
Successivamente alla tremenda eruzione del Vesuvio del 1631, il cardinale Francesco Buoncompagni, in segno di riconoscenza verso san Gennaro, patrono di Napoli, decise la fondazione di una Congrega di laici (nobili, avvocati e commercianti) che ne portasse il nome.
La Congrega si incaricò di prendersi cura di ragazze a rischio di cadere nella prostituzione ed ebbe diverse sedi. La prima fu nella zona del sedile di Capuana. La seconda, dal 1641, fu nella zona di Monteoliveto nel palazzo Caramanico, donato dal principe Bartolomeo d’Aquino. La terza fu nella zona Materdei, dove la nobildonna Emilia Chiarizzi fece erigere nel 1752 un nuovo conservatorio più grande, con annessa chiesa.
Nell'Istituto erano accolte ragazze orfane (dette anche Fanciulle Buoncompagni), divise in oblate, educande, converse e alunne che ricevevano un'educazione adeguata ai tempi: venivano istruite nelle lettere e nell’arte della musica e, al termine degli studi, potevano scegliere tra prendere il velo o sposarsi. In entrambi i casi l’Istituto si faceva carico di assegnare loro una dote, grazie anche al lascito del canonico Francesco Rummo. Nel 1784 con Decreto Regio, l’Istituzione venne dichiarata pubblica e laicale e, quando fu sciolta, molte ragazze preferirono vestire l’abito religioso.
Dopo l’Unità d’Italia (1869) riprese a vivere attivando scuole che consentivano il minimo di educazione attraverso l'istruzione di lettere e la preparazione ai lavori domestici.
Durante la seconda guerra mondiale i soldati tedeschi utilizzarono la chiesa come deposito di armi e nel dopoguerra venne sconsacrata. Negli anni della ricostruzione don Mario Borrelli (Napoli 1922 – Oxford 2007) fece della struttura un centro di accoglienza e di aiuto per gli scugnizzi del rione, dando così vita alla Casa dello scugnizzo.
a.v.
📍Quartiere: Avvocata, Piazzetta San Gennaro A Materdei, 3
☨ Tipologia: Conservatorio per ragazze a rischio di cadere nella prostituzione
📅 Data di fondazione: 1636, 1752
👥 Fondatori: Congrega di S. Gennaro, Emilia Chiarizzi
Fonti
- ASDN, Vicario delle Monache, f. 446 (Miscellanea)
- D’Aloe, Catalogo, pp. 300-301
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata VII, pp. 1869-1870
- Galante, Guida, Giornata XII, p. 403
- Stato delle Opere Pie di Napoli al 1861, n. 40
Bibliografia
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 75-81.
- De Simone Giuseppe, Sul riordinamento delle opere pie nella città di Napoli dopo l’Unità, Napoli 1880, p. 240
- Conte Carlo, Gli stabilimenti di beneficenza di Napoli, Napoli 1884, p. 15
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 184-186
- Guidi Laura, Onore e status femminile negli istituti di reclusione napoletani dell’Ottocento, in Quaderni 2 (1988), n. s., n. 1, pp. 170-189
- Guidi Laura, L’onore in pericolo. Carità e reclusione nell’Ottocento napoletano, Napoli 1991, pp. 23-39
- Valenzi Lucia Poveri, ospizi e potere a Napoli (XVIII-XIX sec.), Milano 1995, pp. 23-40;
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti religiosi femminili a Napoli dal 1600 al 1861, Napoli 2007, pp. 191-195
- Boccadamo Giuliana, Monache di conservatorio, bizzoche e romiti a Napoli fra XVII e XIX secolo, in Chiesa e Storia 6-7 (2016-2017), pp. 119-195, p. 121
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)