S. Caterina de la Giudecca
o Spina Corona
Situato nell’area di Porta Nova, nell’antica strada chiamata dei Trenettari, presso la «fontana delle Zizze» (mammelle), questo monastero era conosciuto sotto nomi diversi: S. Caterina delle Zizze, ma anche S. Caterina dei Trinettari, a motivo della presenza nel quartiere dei mercanti di trine e nastri; ed ancora, S. Caterina della Giudecca, in quanto, secondo alcune fonti, esso sarebbe stato fondato da giudei convertiti per ospitare le loro figlie; infine, Spina Corona, nome dato alla chiesa dove si venerava in età angioina una spina della corona di Cristo.
La fondazione della chiesa viene unanimemente fatta risalire al 1354.
S. Caterina ospitò ebree convertite imponendo una vita severa e rigorosa e, sicuramente, delle orfane, il cui numero crebbe a tal punto da indurre il viceré Pietro di Toledo a trasferire le ragazze, nel 1546, in S. Eligio.
Fu soppresso da Alfonso Carafa, mentre la chiesa venne ristrutturata nel 1623, all’epoca del duca d’Alba, e successivamente nel 1850. Affidata all’Arciconfraternita di S. Maria della Purificazione, è attualmente chiusa al culto.
a.v.
Fonti
- ASDN, Visite Pastorali, XVI
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 6607 (5 : Copia di Atti
- De Stefano, Descrittione, p. 175
- Araldo, Cronica, pp. 145. 301
- Araldo, Repertorio, p. 197
- D’Engenio, Napoli Sacra, p. 451
- D’Aloe, Catalogo, p. 142
- Celano, Notizie, Giornata IV, p. 1243
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata IV, p. 1321
- Galante, Guida, Giornata VIII, p. 306
Bibliografia
- Boccadamo Giuliana, Un “palombaro di palombe sante”. Squarci di vita quotidiana nei conservatori femminili napoletani sul finire del Cinquecento, in Munera Parva, a cura di Gennaro Luongo, II, Napoli 1999, pp. 277-315 (in part. p. 292).
- Caputi Maria, Napoli Rivelata. Gli spazi sacri del centro antico. Napoli 1994, p. 24.