S. Andrea delle Monache
S. Andrea delle Dame
Nel vicolo detto del Settimo Cielo, attualmente via De Crecchio, si ergeva il monastero delle Eremitane Agostiniane detto di S. Andrea delle Monache o delle Dame.
Venne fondato per volontà di quattro sorelle, Laura, Giulia, Lucrezia e Claudia Palesandolo (o Parascandolo), figlie di un notaio di Vico Equense che, negli anni ’70 del Cinquecento, dopo la morte del padre, avevano deciso di condurre vita pseudomonastica in una delle loro abitazioni che si trovava in vico Cinque Santi, nelle adiacenze del complesso di S. Paolo dei padri Teatini. Anche due loro fratelli, Marco ed Innocenzo, erano Teatini e a loro le donne si rivolsero per la direzione spirituale.
Il 29 settembre 1580, con l’approvazione di Gregorio XIII, le quattro sorelle e altre nobildobbe napoletane che si erano aggiunte, fecero professione solenne nelle mani dell’arcivescovo di Napoli, Annibale di Capua, trasformando la propria abitazione in un vero e proprio monastero posto sotto la Regola delle Agostianiane Eremitane.
L’accresciuto numero delle religiose, che raggiunse l’ottantina agli inizi del Seicento, rese indispensabile il trasferimento in una nuova sede. Nel 1583 le religiose acquistarono dalle monache di S. Gaudioso dei terreni che permisero di costruire un monastero con la chiesa. Il trasferimento ufficiale delle monache avvenne il 7 marzo 1587.
Il complesso continuò a espandersi suscitando, però, le ire e la gelosia delle vicine monache di S. Gaudioso che, nel momento in cui S. Andrea iniziò, qualche anno dopo, i lavori della nuova sagrestia si opposero con parole indecenti lanciando pietre contro i muratori e mandando persino nottetempo una squadra di guastatori per distruggere quanto era stato fino ad allora edificato. La vicenda, tipico esempio della litigiosità tra le case religiose napoletane – non soltanto femminili – si sarebbe protratta ancora a lungo con alterne vicende.
L’edificio si articolava in quattro eguali blocchi di fabbrica affacciati su di un cortile centrale. Il chiostro quadripartito era ornato con piante di agrumi.
La regola seguita dal monastero, ispirata a quella agostiniana, fu redatta dai teatini e da Paolo Feneste, e prevedeva per le religiose uno stile di vita rigido e severo. A nessuna monaca era consentito un qualsiasi possesso personale: tutto era posto in comune. Era vietato alle consorelle entrare nelle celle altrui; bisognava tagliarsi i capelli una volta al mese e osservare numerosi digiuni, oltre a quelli solitamente raccomandati dalla Chiesa. La corrispondenza passava obbligatoriamente attraverso la Rotara ed era sempre preventivamente letta dalla Priora. Non era consentito nemmeno il colloquio in privato con i congiunti, fosse pure attraverso la grata, ed era sempre prevista la presenza di una consorella deputata a tale ufficio.
Per volontà di Urbano VIII, la cura spirituale delle monache passò poi dalle mani dei Teatini alla diretta giurisdizione del vescovo, che provvide ad affidare l’amministrazione dei sacramenti a membri del clero diocesano.
Anche al monastero di S. Andrea delle Monache toccò in sorte la soppressione; una prima volta nel periodo del Decennio francese e poi, dopo una breve nuova stagione, nel 1864, quando venne definitivamente chiuso con il trasferimento delle monache nel monastero dell’Egiziaca a Forcella. In questo stesso anno veniva demolita la Sagrestia per far posto ad una strada di nuova costruzione.
Al 1891 risale tutta una serie di stravolgimenti strutturali e di demolizioni che avrebbero dovuto consentire l’adattamento dell’edificio in Clinica Universitaria. Molto è andato perduto, se si eccettuano le coperture con volte a crociera dei primi due piani. Attualmente l’edificio, con chiostro cinquecentesco accluso, ospita alcune Cliniche della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
a.v.
📍Quartiere: San Lorenzo, Vico Luigi De Crecchio, 1
☨ Tipologia: Monastero agostiniano
📅 Data di fondazione: 1587, Sopp. 1808
⛪ Regola monastica: Agostiniana, sotto direzione dei Teatini
👩🏻 Fondatrici: Laura, Giulia, Lucrezia e Claudia Parascandolo
👑 Presenze nobiliari: Famiglie: Caracciolo, de Ponte, Colonna, Pignatelli, de Cardona
Fonti
- ASDN, Liber Visitationum Monialium, I (Ascanio Filomarino), ff. 65-66v/122-126v; II (Ascanio Filomarino), ff. 24-25/107-108; III (Innico Caracciolo), ff. 17-22/221-222; V (Giuseppe Spinelli), ff. 116-230/498-505
- ASDN, Vicario delle Monache, (Esplorazioni 1-370; Badesse 1-76 [1538-1805]; Miscellanea [secc. XVII-XIX]
- ASDN, Vicario delle Monache, Visite ai Monasteri 471 (6
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, 4939-5079ter
- BNN, Ms XI E 29, ff. 24, 93
- BNN, Fondo S. Martino, 263
- De Stefano, Descrittione, p. 200
- Araldo, Repertorio, pp. 200-201
- D’Engenio, Napoli Sacra, pp. 216-217
- D’aloe, Catalogo, pp. 125-126
- Celano, Notizie, Introduzione vol. 1, p. 185; Vol. 1, giornata I , pp. 250-251
- Chiarini, Aggiunzioni, Vol. 2, giornata I, pp. 659-660
- Galante, Guida, Giornata III, pp. 100-101
Bibliografia
- Savarese Silvana, Il convento e la chiesa di S. Andrea delle Dame, in Napoli Nobilissima, 17 (1978), pp. 121-138.
- Santucci Marina, Andrea delle Dame, in Napoli Sacra, III Itinerario, Napoli 1993, pp. 170-173.
- Margotta Maria Luisa, I giardini, la ricerca, in Fra le mura. Dai Portali al verde nascosto, Napoli 1998.
- Boccadamo Giuliana, Dinamiche di potere e vita comunitaria nella gestione dei monasteri di clausura, in Oltre le grate. Comunità regolari femminili nel mezzogiorno moderno tra vissuto religioso, gestione economica e potere urbano, a cura di Mario Spedicato e Angelo D’Ambrosio, Bari 2001, pp. 77-106.
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti religiosi femminili a Napoli dal IV al XVI secolo, Napoli 2007, pp. 95-101.