S. Agata
Le prime notizie sul monastero benedettino di S. Agata ad Populum risalgono all’anno 1078.
Situato nella strada di Mezzocannone, un tempo detta dei Cortellari, apparteneva all’ordine benedettino, anche se nel 1242 le monache adottarono per pochi anni la Regola di santa Chiara per poi ritornare successivamente a quella benedettina.
Dopo il concilio di Trento le rendite del monastero furono ritenute insufficienti in vista della ristrutturazione edilizia necessaria per adeguare il complesso alle nuove norme sulla clausura richieste dalla riforma tridentina. Il cardinale Alfonso Carafa dispose allora per la soppressione di Sant’Agata con un decreto del 20 febbraio 1563. Le religiose, in numero di 19, furono trasferite in S. Maria Donnalbina, ugualmente benedettino, e sempre di pertinenza del Seggio di Porto. Il 28 febbraio 1567 i beni delle monache, assieme a quelli del monastero di S. Agnello, furono venduti e il ricavato fu assegnato al monastero di Donnalbina.
a.v.
Fonti
- ASN, Corporazioni Religiose Soppresse, fs. 6576 (12) : Copie ed Atti del 1517
- De Stefano, Descrittione, p. 176
- Araldo, Cronica, pp. 54. 205. 301
- Araldo, Repertorio, p. 197
- D’Aloe, Catalogo, p. 120
- Celano, Notizie, Giornata IV, p. 930
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata IV, p. 1288
Bibliografia
- Capasso Bartolomeo, Topografia della città di Napoli nell’XI secolo, in Archivio Storico per le Province Napoletane, 18 (1892), pp. 862-863.
- Novi Chavarria Elisa, Monache e Gentildonne. Un labile confine. Poteri politici e identità religiose nei monasteri napoletani. Secoli XVI-XVII, Milano 2001, pp. 63-64
- Valerio Adriana, I Luoghi della Memoria. Istituti religiosi femminili a Napoli dal IV al XVI secolo, Napoli 2006, pp. 87-89