Luisa Granito
Castellabate, 29 giugno 1769 – 17 marzo 1832
Poetessa e patriota, ebbe una solida educazione da parte dall'abate Bernardo Della Torre, teologo e patriota. Questi, divenuto vescovo di Lettere e poi vicario generale della diocesi di Napoli, per le sue idee democratiche, negli anni della Repubblica Napoletana, venne messo in carcere e condannato a morte da re Ferdinando IV. Fu solo grazie alla protezione di Luisa, che era divenuta moglie del liberale Francesco Ricciardi, che ebbe salva la vita. Allo stesso modo Luisa si spese per liberare la sua amica, Maria Antonia Carafa, (1763-1823), una delle cosiddette “Madri della Patria”, dagli assalti che si susseguivano da parte del popolo nel periodo repubblicano.
Contrariamente alle consuetudini educative del tempo che mortificavano soprattutto le donne, Luisa fu una convinta sostenitrice del formare uomini e donne alla cultura; seguì personalmente i figli e fece sì che le sue due figlie fossero tra le donne più istruite della Napoli borbonica. Anche la musica sarà per lei tema di grande valore educativo. Infatti, ebbe a rilanciare i collegi musicali, in quanto convinta sostenitrice del valore dell’istruzione musicale.
La sua casa divenne salotto culturale, frequentato tra gli altri da Vittorio Imbriani, Basilio Puoti, Cesare Dalbono, Giuseppina Guacci, Giuseppe Ferrigni, Carlo Troya e Angelo Maria Ricci, molti dei quali parteciparono attivamente ai moti rivoluzionari del 1848.
Il 15 maggio 1848 i filoborbonici saccheggiarono villa Ricciardi dando fuoco alla biblioteca, ricca di manoscritti e di ben 15.000 volumi. Luisa Morì di morbillo nel 1832. È stata la madre di Giuseppe Ricciardi, deputato del Regno d'Italia, libero pensatore e fautore dell'emancipazione femminile.