Julie Salis Schwabe
Brema, 31 gennaio1819 - Napoli, 20 maggio 1896
Educatrice e filantropa
Julie Salis Schwabe, di origine tedesca ed ebrea, nacque a Brema nel 1819. Diciottenne sposò il cugino Adolf Schwabe, commerciante di cotone a Manchester, tedesco ma naturalizzato in Inghilterra; all’età di 34 anni, rimasta vedova, rinunciò agli agi della sua condizione privilegiata per dedicarsi a opere di beneficenza. Ma la sua non fu una vocazione filantropica generica, in quanto il suo nome resta legato alla fondazione nel cuore di Napoli di un Kindergarten (Giardino d’infanzia) ispirato al metodo froebeliano, e non va trascurato che il clima in cui tale istituto si realizzava era dovuto all’impulso dato da Garibaldi, il quale già nel 1860 aveva ordinato l’apertura a Napoli di asili per l’infanzia bisognosa, tanti da coprire ciascuno dei dodici distretti della città. Il Kindergarten della Salis Schwabe, inaugurato nel 1873, fu collocato nell’edificio dell’ex Collegio medico di Sant’Aniello, concesso dalle autorità di governo, unitamente a un finanziamento cui si aggiunsero i fondi provenienti dalla generosità della signora tedesca e dei suoi amici.
Dell’opera educativa della Schwabe, grande amica di Garibaldi e delegata per l’Inghilterra della «Associazione filantropica di donne italiane», ci parla Jessie White Mario, nella sua inchiesta, La miseria in Napoli (1877):
«E Napoli possiede una scuola-modello; e benché fondata da una straniera, avvertiamo, con molta soddisfazione che progredisce e sveglia simpatie. Vogliamo parlare del Giardino d’infanzia della signora Schwabe, filantropa signora tedesca, che quando l’Italia lottava per la indipendenza assistette con mano munificente i volontarii e specialmente i feriti, ed ora all’Italia libera dedica la vita e le sostanze a migliorare la condizione sociale dell’infimo popolo napoletano».
Altro convinto sostenitore, nonché amico e attento testimone, fu Pasquale Villari, il quale ne ricostruì il profilo umano, civile e professionale, in occasione della morte, avvenuta il 20 maggio 1896, elogiandone la «benefica operosità» che si manifestò soprattutto a Napoli, la città che non poteva non nutrire verso di lei «un obbligo infinito». Altri personaggi ne favorirono l’impresa educativa, come il ministro della Pubblica Istruzione, Antonio Scialoja, che concesse i locali dell’ex Collegio Medico e scrisse di suo pugno un progetto di Statuto dell’Istituzione. Né mancarono le critiche: alcuni giornali napoletani di area cattolico-clericale la osteggiarono in quanto «protestante» e portatrice dei motivi antipapali caratteristici del KulturKampf. Ad essi Villari replica con fermezza, affermando: «La sua carità non conosceva confini di politica, di religione, di razza, di nazionalità, di lingua; era puramente, profondamente umana, eppure così esaltata, che sembrava assumere per se stessa una forma religiosa».
Maria Antonietta Selvaggio
Fotografia di Julie Salis Schwabe