Santa Maria Capua Vetere ( Caserta), 13 ottobre 1846 – Casoria, 17 maggio 1929
Santa Fondatrice
Per tutto il 1800 e l’inizio del secolo successivo, il Napoletano fu terra di fioritura di numerose figure emergenti nel campo della Chiesa Cattolica: uomini e donne che, in tempi di sconvolgimenti politici e sociali, si adoperarono per diffondere il Vangelo prima con l’esempio personale e poi con altri compagni, tramite l’insegnamento, l’assistenza, l’aiuto agli orfani, agli ammalati, ai poveri e a quanti avessero bisogno di un sostegno spirituale e corporale. Tra le fondazioni femminili, quella di santa Giulia Salzano (1846-1929). Originaria di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), rimasta orfana del padre venne affidata al Regio Orfanotrofio di San Nicola la Strada; a quindici anni ritornò in famiglia, dove completò gli studi, conseguendo il diploma di maestra. Nel 1865, diciannovenne, si trasferì a Casoria, avendo ottenuto un incarico d’insegnante nella scuola comunale; nel contempo si preoccupò di insegnare ai piccoli scolari anche le verità della fede, raccogliendoli nel cortile della sua casa. Su suggerimento dell’arcivescovo di Napoli, il cardinal Sisto Riario Sforza, donna Giulietta (come veniva chiamata) contattò Caterina Volpicelli per diffondere a Casoria l’opera delle
Ancelle del Sacro Cuore da lei fondata. A trentasei anni lasciò la scuola anticipatamente, avendo cominciato a maturare l’ideale della vita religiosa, guidata in questo cammino dal francescano padre Ludovico da Casoria e da altri sacerdoti. Con grande spirito profetico, nell’ottobre 1890 raccolse intorno a sé un gruppo di amiche: nucleo iniziale delle “Suore Catechiste del Sacro Cuore”, con lo scopo primario di far conoscere ed amare Dio da tutti, mediante la devozione al Sacro Cuore e alla Vergine Maria. Il nuovo istituto incontrò varie difficoltà nell’ambito della diocesi di Napoli, perché si voleva far confluire Giulia e le amiche nelle Ancelle del Sacro Cuore della Volpicelli.
L’intervento del nuovo cardinale Giuseppe Prisco salvò l’autonomia della nuova opera e il 21 novembre 1905 Giulia e sette compagne presero il velo. In breve tempo, a loro si aggiunsero altre giovani e fu possibile aggiungere altre case sempre nell’ambito napoletano. In tempi così lontani, madre Giulia anticipò la spinta e l’importanza che oggi è per la Chiesa la catechesi a tutti i livelli e a ogni ceto sociale. Quando qualche suora, vedendola affaticata oltre misura, cercava di distoglierla, lei reagiva dicendo alle sue figlie che come Catechiste dovevano desiderare di morire sulla breccia, cioè facendo catechismo fino all’ultima ora. Dopo il riconoscimento pontificio (19 marzo 1960) madre Giulia Salzano continuò il suo apostolato, dispensando consigli a quanti le aprivano il cuore: giovani, soldati, mamme… A 83 anni, poco prima di concludere il suo cammino terreno, esaminò
circa 100 bambini, preparati per la Prima Comunione, fedele fino all’ultimo al suo motto: «Farò catechismo finché avrò un fil di vita». La sua Congregazione si è diffusa non solo in diverse città italiane, ma anche in Canada, Brasile, Filippine, Perù e India. È stata beatificata nel 2003 da san Giovanni Paolo II e dichiarata santa il 17 ottobre 2010 da papa Benedetto XVI.
Oreste Paliotti