Fulvia Caracciolo

Napoli, 1539 - dopo il 1580
Monaca, scrittrice

Fulvia Caracciolo, archivista ed economa sovrintendente ai lavori di ristrutturazione del monastero di San Gregorio Armeno, fu, oltre che un’abile amministratrice, un’attenta testimone degli avvenimenti che toccarono profondamente i monasteri benedettini napoletani alle prese con la riforma avviata già agli inizi del Cinquecento contro gli scandali che riguardavano soprattutto l’ostentazione della ricchezza personale delle monache e le violazioni dell’impegno di castità.
Le disposizioni prese a Napoli da Alfonso Carafa nel 1563, che chiedevano la professione solenne e il rispetto della clausura, generarono molto malumore tra le religiose. Soffermandosi sugli episodi intercorsi tra il 1554 e il 1579, Fulvia narra, attraverso la sua Cronaca scritta nel 1580, la disperazione di tante donne che non volevano accettare quello che veniva ormai definito come un «incarceramento volontario».
Tra i mutamenti imposti, e che le monache rifiutavano, figuravano l’irrevocabilità della professione dei voti religiosi e lo stato di stretta clausura con relativa ristrutturazione dell’architettura: innalzamento delle mura, inserimento della doppia inferriata al parlatorio, muratura delle finestre, costruzione di cancellate e di grate strette e impenetrabili, ruote che, consentendo il solo passaggio di oggetti, evitavano ogni contatto fisico, ambienti interni riorganizzati per favorire la messa in comune dei beni, dislocamento della chiesa fuori delle mura claustrali.
La capacità letteraria di Fulvia Caracciolo – che fa della Cronaca una fonte rara e preziosa nel panorama della scrittura femminile – sta sia nell’esporre con lucidità e precisione gli avvenimenti storici dei quali lei fu osservatrice privilegiata, sia nel manifestare allo stesso tempo il punto di vista di chi subì quei provvedimenti.

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