Eleonora de Fonseca Pimentel

Roma, 13 gennaio 1752 - Napoli, 20 agosto 1799
Riformatrice, letterata, giornalista

Eleonora de Fonseca Pimentel nasce a Roma in via Ripetta 22 da famiglia portoghese il 13 gennaio del 1752 e muore a Napoli il 20 agosto 1799.
Una vera patriota, una conoscitrice di greco e latino, dell'astronomia, delle discipline storiche, una delle figure più intense della breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799. Morì da intellettuale sul patibolo di piazza Mercato.
Le sue radici erano nobili: il padre Don Clemente discendeva da un'antica famiglia spagnola, che si era trasferita, verso la metà del Seicento, dalla Spagna in Portogallo. La madre, Donna Caterina Lopez, proveniva da una famiglia originaria di Lisbona, che già agli inizi del Settecento intratteneva rapporti a Roma con la curia pontificia. Nel 1760 le famiglie de Fonseca e Lopez, costrette ad andare via dallo Stato Pontificio in seguito all’espulsione dei gesuiti dal Portogallo e all’inasprimento del dissidio tra la corte di Lisbona e la curia romana, si trasferirono a Napoli, nella zona in cui risiedevano da almeno due secoli gli spagnoli, una zona ancora oggi conosciuta con la denominazione di Quartieri spagnoli, dove Eleonora svolse prevalentemente la sua vita e dove avrebbe avuto la sua sede anche il «Monitore napoletano», giornale da lei diretto dal 1793.
I due gruppi, giunti a Napoli, erano guidati dall’abate Don Antonio Lopez, fratello della madre di Eleonora, che rappresentava per tutti un costante punto di riferimento e che avrebbe avuto molta influenza nell’educazione e nella formazione culturale della nipote.
Eleonora, fin dall’adolescenza rivelò vari talenti e grande passione per gli studi: non solo amava le lettere classiche e la poesia, tipico di una donna del suo rango, ma anche gli studi scientifici. Studiò con successo matematica e astronomia, chimica e mineralogia, economia e giurisprudenza. Incoraggiata dallo zio abate, suo primo precettore, a sedici anni declamava versi nei salotti letterari più in vista dove era ammirata per la perfetta conoscenza del greco e del latino, a cui aggiungeva quella del portoghese e del francese. Fu ammessa anche alle più note accademie: nel 1768 era in quella dei Filaleti con il nome di Epolnifenora Olcesamante e, nello stesso periodo, nell’Arcadia con il nome di Altidora  Esperetusa..
La sua formazione procedeva su un preciso percorso che la portava fuori dagli schemi tradizionali del genere verso modelli di socialità certo non comuni all’esperienza femminile ma che, tuttavia, avevano cominciato ad aprire alle donne una finestra sul mondo del sapere e degli affari pubblici. Nella cornice di un salotto e nell’arco di una sera si configurava il protagonismo delle donne colte. Napoli, ancora di più della natia Roma, poteva inserire Eleonora nelle reti di relazioni culturali che consentivano la circolazione delle idee e la formazione di una opinione pubblica. Le sue opere poetiche la fecero conoscere nell’ambiente letterario, non solo napoletano, e gli studi di economia e di diritto pubblico la avvicinarono al mondo della cultura accademica.
In Eleonora troviamo un ideale senso di un’etica riformatrice per la costruzione di una società più giusta che la portarono a diventare una martire repubblicana nonostante il dialogo che cercò sempre di avere con il popolo napoletano.

Esther Basile,  presidente Associazione Eleonora Pimentel dal 1995

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