Eleonora Barbapiccola
Salerno, 1700 circa – Napoli, 1740 circa
Filosofa illuminista e traduttrice
La conoscenza e la diffusione del pensiero cartesiano in Italia è dovuta all'opera di traduzione di Eleonora Barbapiccola. Nipote di Tommaso Maria Alfani, predicatore domenicano, studioso di storia letteraria, filologia classica e fondatore dell'Accademia degli Arcadi, grazie a lui entrò in contatto con il filosofo Gianbattista Vico e con il teologo Jean Le Clere. Strinse una forte amicizia con la poetessa Luisa, figlia di Vico, con la quale condivise l’amore per la poesia e le frequentazioni nei salotti letterari napoletani.
Come traduttrice, il suo desiderio era di coinvolgere soprattutto le donne, secondo il suo pensiero, più inclini alla filosofia degli uomini. Infatti, affermava che le donne fossero più adatte agli studi filosofici, sostenendo che la loro “debolezza intellettuale” fosse dovuta a una cattiva istruzione. Capovolse così le teorie secondo cui il dibattito filosofico doveva essere dominato esclusivamente dagli uomini e si impegnò a conciliare la filosofia cartesiana con i principi del cristianesimo, contribuendo in questo modo non solo alla diffusione dell’opera del filosofo Cartesio a Napoli, ma anche alla sua accettazione da parte del pubblico più conservatore in materia religiosa.
L'opera di traduzione e di divulgazione furono dunque per lei l'occasione di invogliare le donne alla lettura e aiutarle nella formazione culturale.
Di lei resta una sola immagine e pochi scritti tra cui diversi sonetti, quali, uno pubblicato nella famosa raccolta Componimenti in lode del padre Michelangelo da Reggio del 1729, nel periodo in cui entrò a far parte nell'Arcadia col nome di Mirista, dove compaiono anche due scritti di Gianbattista Vico e uno di Luisa.
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