Diana De Rosa (Annella di Massimo)

Napoli, 1602 – Napoli, 7 dicembre 1643

Pittrice

Nacque a Napoli nel 1602 e fu pittrice molto apprezzata e richiesta, certo non come la più celebre Artemisia Gentileschi sua contemporanea, che, romana, nella città partenopea morì nel 1653, dieci anni dopo di lei. Meglio nota come Annella De Rosa o Annella di Massimo, la sua personalità artistica è problematica per la difficoltà di identificare opere di sua produzione tra quelle superstiti, spesso disperse in collezioni private, e tra altre alle quali aveva semplicemente collaborato. In compenso, le notizie che abbiamo di lei gettano luce sulla realtà artistica napoletana del XVII secolo, in cui intere famiglie e parentele erano dedite all’arte pittorica. Figlia infatti del pittore Tommaso De Rosa e di Caterina De Mauro, era sorella di Giovan Francesco (Pacecco) De Rosa, lui pure pittore. Morto il padre nel 1610 e passata a seconde nozze la madre col pittore Filippo Vitale, Diana fu probabilmente alla scuola di questo esponente di rilievo della pittura naturalistica di ascendenza caravaggesca. Nel 1626 sposò Agostino Beltrano, pittore della bottega di Massimo Stanzione, uno dei più importanti pittori del Seicento a Napoli, soprannominato “il Guido Reni napoletano”. Dello Stanzione la Di Rosa fu allieva prediletta: di qui l’essere anche conosciuta come Annella di Massimo. Questo intreccio parentale e artistico si fece ancora più complesso quando Aniello Falcone, altro famoso pittore barocco, sposò una figliastra di Francesco Vitale e il suo collega spagnolo Juan Do fece altrettanto con Grazia, sorella di Pacecco e di Diana. Dopo una vita di successi professionali che permise alla pittrice di lasciare ai figli una discreta somma di denaro, frutto del lavoro suo e del marito Agostino Beltrano, dai documenti risulta morta di malattia il 7 dicembre 1643. Alla stregua dei pittori del suo tempo, Diana-Annella dipinse numerose opere di soggetto sacro per chiese o per la devozione privata. Perduti purtroppo due lodatissimi dipinti con la Nascita e la Morte della Vergine collocati sul soffitto della chiesa di Santa Maria della Pietà dei Turchini, al Museo di Capodimonte rimane forse il bozzetto della Nascita della Vergine. E perduti anche la Vergine che appare a santi benedettini della chiesa di Monteoliveto (Sant’Anna dei Lombardi) e il San Giovanni Battista nel deserto della sacrestia di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone. Due opere a lei attribuite sono esposte nel Museo diocesano di Napoli: lo Sposalizio della Vergine e, proveniente dalla chiesa di San Giovanni Maggiore, Gesù nella bottega di San Giuseppe. Recente è la scoperta, in una collezione privata napoletana, di un Martirio di sant’Agata con la firma chiaramente riconoscibile “Annella di Massimo”.

Oreste Paliotti

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