Conservatorio di Santa Maria dei Sette Dolori in Sant’Antonio fuori Port’Alba
Il conservatorio è stato fondato nel 1702 da alcuni religiosi della confraternita dei Sette Dolori, con l’intento di assistere donne povere.
Cresciute di numero fino a un centinaio e alloggiate in un primo momento in diverse case della città, nel 1712 le ragazze furono sistemate in uno dei palazzi appartenenti alla famiglia Pignatelli, in vico Lava. Dal 1758 avevano preso presero a indossare l’abito nero dei Servi di Maria.
Nel 1814 l'Istituto poteva contare su di un lascito disposto da Andrea Alfano, che aveva destinato i propri beni per la costituzione di doti monastiche da assegnarsi a quelle ragazze che avevano carenza di beni economici.
Nel 1818 le Servite dovettero cedere il loro ambiente alle truppe austriache, trasferendosi due anni dopo nel monastero di S. Antonio fuori Port’Alba, in via Costantinopoli, lasciato vuoto dalle monache che erano state trasferite nel monastero di Gesù delle monache.
Tra il 1877 e il 1880 fu istituita la Scuola Elena d’Aosta con alunnato interno ed esterno, amministrata da tre governatori nominati dal Consiglio Comunale. Le Servite rimasero nel conservatorio sino al 1925, e al loro posto vennero chiamate, prima le Figlie di Maria Ausiliatrice, che vi rimasero sino al 1975; poi, l'anno dopo, le Piccole Ancelle di Cristo, che rimasero sino al 1992, quando si trasferirono nella casa di S. Maria del Presepe, a salita Capodimonte.
La Regione Campania intanto aveva già trasferito le funzioni, i beni e il personale dell’Ente morale al Comune di Napoli.
Oggi il Conservatorio è sede della Biblioteca di ricerca dell’area umanistica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
a.v.
📍Quartiere: San Lorenzo, Piazza Bellini, 60
☨ Tipologia: Conservatorio per ragazze povere, ma onorate
📅 Data di fondazione: 1702
⛪ Regola monastica: Servita
👥 Fondatori: Famiglia religiosa dei Sette Dolori di Maria
Fonti
La storia del monastero di S. Antonio e poi del conservatorio di S. Maria dei Sette Dolori è precisata nel volume curato da A. Pinto e A. Valerio, Sant’Antoniello a Port’Alba. Storia - Arte - Restauro, Napoli 2009, in particolare nel capitolo redatto da A. Valerio, S. Antonio di Padua. Una casa religiosa dalle molteplici identità, pp. 5-40, con relative fonti.
Bibliografia
- Ravaschieri Flangieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 115-119;
- Guidi Laura, Onore e status femminile negli istituti di reclusione napoletani dell’Ottocento, in Quaderni 2 (1988), n. s., n. 1, pp. 170-189
- Guidi Laura, L’onore in pericolo. Carità e reclusione nell’Ottocento napoletano, Napoli 1991, pp. 23-39
- Valenzi Lucia, Poveri, ospizi e potere a Napoli (XVIII-XIX sec.), Milano 1995, pp. 23-40
- Valerio Adriana, I luoghi della memoria, II, Istituti Religiosi Femminili a Napoli dal 1600 al 1861,Napoli 2007, p. 234
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)