Carolina Bonaparte
Ajaccio, 25 Marzo 1782 – Firenze, 18 Maggio 1839
Regina consorte di Napoli
Maria Annunziata Carolina Bonaparte era nata ad Ajaccio il 25 marzo 1782. Terza ed ultima figlia di Carlo e di Maria Letizia Ramolino, servì al fratello come pedina sul suo scacchiere europeo. Esile, dall’aspetto fragile, durante l’adolescenza non lasciò intravedere quelle caratteristiche che la resero famosa quando divenne adulta. La sua prima educazione e formazione fu modesta, frequentò un convento di religiose dove imparò l’arte del cucito e del ricamo. Visto il ruolo di crescente potere che Napoleone andava assumendo, fu affidata alle cure di Madame Campan, che era stata la prima cameriera della regina Maria Antonietta. Così a quindici anni sapeva comporre in versi, suonare e parlare anche italiano e inglese. Sposò nel 1800 Gioacchino Murat. Carolina fu un’appassionata collezionista di opere d’arte e questa passione fu condivisa col marito. Dal settembre 1808 divenne regina di Napoli. I primi tempi furono difficili. Aveva lasciato alle spalle i fasti e le feste di Parigi, a Napoli era regina, ma in Francia era la sorella dell’imperatore. A Napoli Carolina, nonostante la ritrosia di Murat che la temeva come lunga mano di Napoleone, il cognato ingombrante che di lui poco si fidava, seppe gestire il potere e si dedicò alla rinascita dell’economia del regno dopo le non poche ruberie del fratello Giuseppe. Si spese molto per le residenze reali di Napoli e Caserta, rimpinguando gli arredi. Ammirata dalla bellezza di Pompei, diede nuovo impulso agli scavi e fece entrare nelle sale di palazzo l’arte antica non solo attraverso le pitture in stile pompeiano ma anche facendo portare dal Museo Borbonico nel suo boudoir uno dei Persiani inginocchiati della collezione farnese. Intervenne nella gestione delle seterie di San Leucio, della fabbrica di nastri a Portici e della Real Fabbrica de’ Coralli di Torre del Greco. In quella che era stata la “Colonia reale degli uguali”, dove la regina Maria Carolina aveva promosso lo Statuto che rendeva uguali, per legge, le donne e gli uomini, la sovrana francese puntò sull’ingresso nella gestione degli imprenditori privati sollecitando anche il rinnovamento della produzione e dei modelli di riferimento. Mise il suo imprimatur anche sui programmi dei Conservatori Reali e li adeguò al tempo e all’indirizzo politico del suo regno. Ucciso Murat, perso il regno, a Carolina rimase l’esilio. Nel 1831 ottenne il permesso di vivere a Firenze. Qui morì il 18 maggio 1839, all'età di 57 anni. La sepoltura fu un affare di Stato. La bara collocata in via provvisoria nella chiesa di Ognissanti, vicinissima alla sua abitazione, fu adagiata in una retrostanza alle spalle della cappella della famiglia Botticelli. Gli echi della dominazione napoleonica non erano ancora svaniti. Rimase lì, senza alcun segno di identificazione. Solo durante il regno di Napoleone III, Anna Murat, nipote di Carolina, riuscì a far costruire per la nonna, la cripta dove ancora oggi la regina di Napoli è sepolta.
Nadia Verdile
Élisabeth Louise Vigée Le Brun, Pubblico dominio, via Wikimedia Commons