Carminiello al Mercato
La fondazione risale al 1611 e si deve ad alcuni napoletani che pensarono dapprima a un ospedale per poveri infermi, poi alla creazione di una Casa, posta sotto la guida dei padri gesuiti, destinata ad accogliere ragazze orfane, preferibilmente figlie di militari.
Originariamente intitolata a S. Ignazio e successivamente identificato dal popolo con l’appellativo di Carminiello, la nascente istituzione ricevette numerose donazioni: dal Pio Monte della Misericordia al nobile Scipione Cossa, da Giulio Cesare Guadagno a Giovanni Battista Manzo e ad altre benefattrici, come Costanza Guevara, principessa di Minervino, Isabella della Rovere e Beatrice Narni.
La Casa, trasformata nel 1770 in Conservatorio, era in grado di ospitare fino a 300 ragazze, provenienti per lo più da famiglie appartenenti alla Corporazione dell’Arte della Seta, e di garantire a ciascuna una dote di 50 ducati. Le giovani dovevano essere «povere, napoletane, di buoni costumi, dell’età onorevole e di ottima salute da poter abbracciare le fatiche». La buona salute era requisito fondamentale in quanto si voleva che le ragazze lavorassero e per questo godevano di un trattamento alimentare di gran lunga superiore alla media degli altri Conservatori.
Ogni aspetto della vita era disciplinato all’insegna del rigore morale e della severità, con una rigida organizzazione gerarchica dei ruoli e delle mansioni. Stretta era la sorveglianza sui dormitori, sui parlatori e sulla corrispondenza e severe erano le punizioni: basti pensare che soltanto nel 1776 l’uso di incarcerare o di imporre i ceppi venne sostituito con la pena del digiuno.
Nel 1778 il Conservatorio fu trasformato in Convitto per orfane mendiche da impiegare nella lavorazione della seta, un settore in cui si raggiunse un'alta qualità grazie all’utilizzo di specifici macchinari e alla guida di maestri qualificati. Nel 1787 fu introdotto nel Carminiello il primo filatoio ad acqua del Mezzogiorno, fatto arrivare da Torino, che avrebbe ridotto notevolmente i tempi di lavorazione. Si insegnava alle educande a fare ricami in oro, seta e cotone, a filare canapa e lino, a lavorare le calze e a tagliare abiti e camice. Continui furono gli scambi con la fabbrica reale di San Leucio.
Dopo il 1806 lo Stato riunì i beni dei Luoghi Pii e nel 1808 affiancò al Carminiello una casa di educazione per ragazze da impiegare nelle manifatture del cotone sistemandole nell'antico convento di San Pietro Martire (soppresso nel XIX secolo).
Dal 1819 il Convitto cominciò a decadere, soprattutto a causa della crisi dell’industria serica. Oltretutto, il lavoro delle ragazze addette alle macchine iniziava ad essere considerato faticoso e degradante e quello delle donne addette alla concia e tintura delle pelli nocivo per la salute. Per questi motivi, nel 1819, il Magistrato di Salute dispose per il Convitto la cessazione dei lavori di macerazione delle pelli.
Con i decreti del 6 marzo 1850 e 5 maggio 1856, il Conservatorio fu mutato ufficialmente in Real Convitto di Educazione per ragazze povere e bisognose. L’amministrazione venne affidata a un Soprintendente e a due Governatori, mentre la direzione alle Suore della Carità. Vi entravano ragazze tra gli 8 e i 12 anni, educate soprattutto nel cucire e ricamare in seta ed oro. La scuola elementare garantiva l’insegnamento del catechismo, ma anche della lettura, dello scrivere e del far di conto, oltre all’apprendimento di storia, geografia, musica e disegno.
Nel 1875 il Carminiello si presentava molto degradato. Nel 1898 entrò a far parte, insieme ad altre Opere Pie napoletane, dei «Collegi Riuniti per le figlie del popolo», con lo scopo di educare gratuitamente le ragazze povere. All’apprendimento di un mestiere si affiancava un’istruzione di base. Tutto ciò, tuttavia, non evitò la progressiva decadenza dell’Istituto.
Oggi è sede dell’Istituto Professionale Isabella d’Este, con indirizzo «Abbigliamento e Moda». Ospita, inoltre, in alcuni locali numerose associazioni tra le quali il Centro associativo di cultura islamica Zayd ibn Thabit, ed è quindi sede della Moschea di Napoli.
a.v.
📍Quartiere: Mercato, Via Giacomo Savarese, 60
☨ Tipologia: Conservatorio e Convitto per povere dedite alla lavorazione della seta
📅 Data di fondazione: 1611
⛪ Regola monastica: Sotto la guida dei gesuiti
👥 Fondatori: Gentiluomini napoletani
Fonti
- ASN, Ministero dell’Interno, I, ff. 1126-1134, 1852-1871
- ASN, Ministero dell’Interno, II, ff. 193-197, 2366-2370, 3759-3762
- ASN, Ministero dell’Interno, III, f. 1212 (Regolamento del 1808)
- ASN, Ministero dell’Interno, III, f. 1226
- ASN, Opere Pie, I, f. 91(Regolamento del 1856)
- D’Engenio, Napoli Sacra, pp. 430-431
- D’Aloe, Catalogo, p. 531
- De Lellis, Aggiunta, Vol. I, f. 231
- Celano, Notizie, Giornata IV, p. 1251
- Chiarini, Aggiunzioni, Giornata IV, p. 1345
- Galante, Guida, Giornata VIII, pp. 292-293
- Stato delle Opere Pie di Napoli al 1861, n. 32
Bibliografia
- Nobile Gaetano, Descrizione della città di Napoli, II, Napoli 1857, pp. 411-414.
- Staffa Scipione, Del riordino degli stabilimenti di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1867, p. 97.
- Filangieri Ravaschieri Fieschi Teresa, Storia della carità napoletana, IV, Napoli 1879, pp. 287-294.
- Conte Carlo,Gli stabilimenti di beneficenza di Napoli, Napoli 1884, pp. 60-63.
- Vecchione Ernesto - Genovese Enrico, Le istituzioni di beneficenza nella città di Napoli, Napoli 1908, pp. 80-82.
- Illibato Antonio, La donna a Napoli nel Settecento, Napoli 1985, pp. 77ss.
- Guidi Laura, L’onore in pericolo, Napoli 1991.
- Valenzi Lucia, Poveri, ospizi e potere a Napoli (XVIII-XIX sec), Milano 1995, p. 33.
- Miele Carmen, L’educazione e il lavoro femminile nell’Ottocento: Il Real Convitto del Carminiello di Napoli, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Federico II di Napoli, a.a. 1999/2000 (Relatrice, prof.ssa Laura Guidi).
- Boccadamo Giuliana, I conservatori femminili a Napoli e nel Regno nella prima metà dell'ottocento. Persistenza e innovazione, in L'istruzione in Italia tra sette e ottocento. Da Milano a Napoli: casi regionali e tendenze nazionali, I, a cura di A. Bianchi, Brescia 2012, p. 808
- Rocca Giancarlo (a cura di), Dizionario dei semireligiosi e semireligiose in Italia dal concilio di Trento sino agli inizi del Novecento, promosso dalla Associazione dei professori di storia della Chiesa in Italia. (le voci relative agli istituti napoletani sono curate da Rosanna Esposito)